⦿ Ultim'ora

Raffineria Priolo a rischio chiusura a causa dell’embargo al petrolio russo: 3.500 lavoratori a rischio licenziamento

L’Eu approva l’embargo al petrolio russo che arriva via nave e mentre Mosca lo venderà come fa già da mesi ai mercati asiatici, il provvedimento rischia di fare danni irreparabili a Siracusa dove oltre 3.500 lavoratori rischiano di perdere il lavoro

I capi di Stato dell’Unione Europea hanno raggiunto l’accordo sul sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, contenente anche l’embargo al petrolio russo. Lo stop che entrerà in vigore fra sei mesi cioè a fine 2022, riguarda gli arriva via mare, mentre l’oleodotto Druzhba, che rifornisce l’Ungheria ma anche Germania e Polonia rimane attivo.

Ed proprio lo stop agli arrivi del petrolio russo via nave che mette a rischio chiusura la più grande raffineria d’Italia, la siciliana Isab, nei pressi di Priolo in provincia di Siracusa, un impianto che dà lavoro a mille persone in modo diretto, oltre ad altre 2.500 dell’indotto.

La Isab ha una capacità di lavorare 16 milioni di tonnellate di petrolio l’anno ed è in grado di trattare una cinquantina di qualità di greggio e il 90% dei prodotti ottenuti viengono poi rivenduti via nave. La raffineria è di proprietà della russa Lukoil che la controlla attraverso la holding svizzera Litasco a causa dell’embargo alle forniture di greggio russo via nave potrebbe infatti subire uno stop all’operatività a causa di mancanza della materia prima.

La Isab fino a gennaio utilizzava petrolio proveniente da diversi paesi fornitori e non solo dalla Russia, poi con i primi pacchetti di sanzioni, i finanziamenti bancari necessari per l’acquisto dei carichi sono stati bloccati. Da quel momento la raffineria siciliana è stata costretta ad affidarsi completamente alla casa madre utilizzando solo il petrolio russo.

Adesso, mentre il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen esultano, ma a ben vedere non per l’effetto reale che avrà sulla Russia, ma per avere evitato la “figuraccia” di non potere approvare le sanzioni, proprio a causa dell’embargo la raffineria potrebbe chiudere i battenti lasciando oltre 3500 famiglie siciliane in mezzo ad una strada.

Il ministero dello Sviluppo economico fa sapere che “segue con la dovuta attenzione la situazione della raffineria di Priolo soprattutto per le possibili ricadute occupazionali che le misure conseguenti alla guerra in Ucraina potrebbero causare. Al tempo stesso, nel rispetto di tutte le competenze, il Mise è pronto a valutare la dichiarazione di area di crisi complessa”.