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Ragusa. Ecco il video che ha incastrato lo stupratore che era già stato condannato per abusi su un’altra donna


È stato anche grazie a questo video che la polizia ha incastrato Sergio Palumbo. Il 26enne era già stato condannato a 4 anni e 8 mesi per abusi su un’altra donna, ma dopo i domiciliari aveva solo l’obbligo di dimora

Queste le immagini fornite dalla polizia di Ragusa che riprendono il 26enne di Vittoria che ha fermato una donna con la scusa di chiedere aiuto ma poi l’ha violentata per ore.

I fatti risalgono alla sera di lunedì 2 settembre 2019. Sergio Palumbo di 26 anni, dopo appena 12 ore di indagini è stato identificato e fermato dalla polizia che lo conosceva perché nel 2018 era stato condannato per lo stesso reato. La notizia però è stata resa nota dopo la decisione del Gip di Ragusa, Vincenzo Ignoccolo, che ha convalidato il fermo ed emesso nei confronti dell’uomo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, così motivata: “il giovane ha un’indole gravemente sopraffattrice, tendente a sfruttare a proprio vantaggio le debolezze dell’altro sesso”.

Palumbo intorno alle 2.00 della notte fermò la vittima che tornava a casa in auto, dopo avere festeggiato il compleanno con amici, con una scusa: “Si fermi, mia moglie ha avuto un malore, ha bisogno di chiamare i soccorsi”.

La ragazza convinta di aiutarlo prende il telefono per chiamare i soccorsi, ma lui lo strappa dalle mani, infila il braccio dal finestrino ed apre lo sportello e con una grossa pietra in mano minaccia di ucciderla se non si fosse spostata sul lato passeggero. Lo stupratore quindi si mette alla guida e porta la ragazza nella zona del cimitero di Vittoria, cerca una strada isolata ed al buio, ferma l’auto, prende il portafogli della vittima, la rapina di 250 euro e tira fuori la carta d’identità. Poi le legge ad alta voce e con attenzione tutti i dati e rivolgendosi alla ragazza dice “adesso so tutto di te”, quindi se non voleva avere problemi doveva assecondarlo altrimenti avrebbe ammazzato lei e la sua famiglia. Infine abusa sessualmente di lei.

Palumbo dopo questi fatti la porta vittima a Marina di Ragusa, ma dopo 15 minuti la riporta a Vittoria e la violenta ancora. Infine, come se nulla fosse accaduto, ma sempre sotto continue minacce, la fa guidare fino ad una piazzetta vicino casa sua, dove si fa lasciare, ma prima di scendere ribadisce ulteriormente le minacce di morte.

Alle 5.00 del mattino, la vittima per la paura e lo shock per la violenza subita non chiama la Polizia ma chiede aiuto alla sua amica che le aveva organizzato la festa che non risponde perché dormiva, e gli invia un messaggio vocale. Quando l’amica dopo qualche ora legge i messaggi la vittima è già in Questura a Ragusa a denunciare con enormi difficoltà l’atrocità dei fatti accaduti.

I poliziotti dopo le dichiarazioni, definite dal Gip  credibili perché “spontanee, immediate, lucide, precise, dettagliate e circostanziate e prive di significative contraddizioni o sbavature” avviano le indagini. Lvittima inoltre tramite otto foto che la squadra mobile gli mostra, riconosce senza esitazione Palumbo. Ad accusare lo stupratore ci sono anche le riprese delle telecamere di videosorveglianza. La Procura ha anche disposto esami sui reperti biologici trovati sull’auto per estrapolare del Dna.

Durante l’interrogatorio di garanzia, alla presenza del suo legale, il 26enne si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il Gip nell’ordinanza cita la sua recente condanna a 4 anni e 8 mesi di reclusione in primo grado, per “il reato di violenza sessuale consumato con caratteristiche analoghe a questo oggetto del procedimento”. In quel caso la vittima era riuscita a fuggire. Palumbo era libero in quanto il suo legale aveva presentato ricorso contro la sentenza di condanna e la richiesta dell’accusa di disporre gli arresti domiciliari era stata modificata con l’obbligo di dimora.