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Referendum, sì o no a taglio parlamentari: ecco le “ragioni” dei due fronti


Referendum confermativo: Tagliare o no il numero dei parlamentari. Si vota domenica e lunedì fino alle 15

Gli italiani aventi diritto chiamati al voto per il referendum di domenica e lunedì sono 46.641.856. Il referendum è confermativo ovvero non si tratta di abrogare una legge, ma di approvare una riforma e a differenza dei referendum abrogativi, non c’è nessun quorum, quindi qualsiasi sia il numero di elettori che si presenteranno alle urne, vincerà il fronte che avrà preso un voto più dell’altro. Questo è il quarto referendum confermativo della storia della Repubblica italiana.

Se vince il Sì, il taglio dei parlamentari entrerà in vigore dopo le prossime elezioni politiche. Resteranno i senatori a vita nominati dal Presidente della Repubblica per altissimi meriti in campo sociale, scientifico, artistico e letterario, ma potranno essere un massimo di 5 (finora cinque senatori erano quelli che ciascun Capo dello Stato poteva nominare, secondo l’articolo 59 della Costituzione).

Vediamo di cosa si tratta. Gli elettori sono chiamati a confermare o bocciare la riforma degli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione italiana, modifica approvata dal Parlamento l’anno scorso che prevede il taglio dei parlamentari, riducendo l’attuale numero da 945 a 600, per un totale di 400 deputati (ad oggi sono 630) e di 200 senatori (al momento sono 315), mantenendo i senatori a vita (ma riducendone il numero, al massimo 5 in totale). Prevista anche una diminuzione dei parlamentari all’estero: i deputati scendono da 12 a 8, i senatori da 6 a 4.

LE RAGIONI DEI DUE FRONTI.

I sostenitori del SI’ asseriscono:

  1. Riduzione dei costi della politica, stimata dalla Corte dei conti intorno ai 60 milioni di euro anno.
  2. Si avrà un parlamento più snello sarà anche più efficiente e funzionale.
  3. Il numero di 600 parlamentari è in linea, per quanto concerne il rapporto tra eletti/popolazione, con quello delle altre maggiori democrazie europee.
  4. Ridurre il numero degli eletti renderebbe più trasparente e comprensibile la vita politica, perché con un numero minore e più controllabile di rappresentanti, dovrebbe essere più agevole il giudizio dei cittadini nei loro confronti.

I sostenitori del NO controbattono:

  1. “Questione risparmio”: 57 milioni di risparmi per lo Stato rappresentano ben poca cosa, considerato che lo Stato Italiano spende questa stessa cifra  ogni 32 minuti e 45 secondi secondo alcuni studi. Inoltre si obietta che, ogni caso, la democrazia non ha e non può avere prezzo.
  2. “L’adeguamento agli altri stati europei”: l’Italia già oggi è tra i 5 Paesi europei che ha meno parlamentari in rapporto alla popolazione, con la riduzione andremmo a finire all’ultimo posto insieme alla Germania, che però essendo uno Stato federale, in compenso ha molti più consiglieri regionali. L’Inghilterra ha due camere, quelle dei Comuni, con 650 eletti e quella dei Lord con 772 rappresentanti, per un totale di ben 1422, quasi il doppio di quelli attuali dell’Italia.
  3. “Meno parlamentari e questi saranno certamente più efficienti”: per i promotori del NO, l’efficienza non consiste nel fare tante leggi e male, come spesso avviene, ma piuttosto nel controllare che vengano fatte bene.
  4. “Non ci sarà nemmeno una riduzione equa degli eletti”: Nel Trentino e Alto Adige i senatori verranno ridotti del 14%, mentre quelli della Basilicata e dell’Umbria del 57%. Il Trentino Alto Adige avrà un senatore ogni 170mila abitanti e le regioni ne avranno di media uno ogni 310mila. La regione più penalizzata sarebbe la Sicilia, che perderebbe 29 dei 77 parlamentari eletti nell’isola.
  5. “Senatori a vita”: con questa riforma non verranno ridotti per niente e anzi, in proporzione, essendoci meno senatori, il loro voto “peserà” di più.
  6. I riferimenti alla storia: L’Italia non ha mai avuto un numero di senatori e deputati così basso, nonostante sia molto più popolata che in passato. Nemmeno Benito Mussolini arrivò a tanto, ridusse i parlamentari a 400, ma gli italiani erano 40 milioni e in parlamento c’era un solo partito e i senatori erano più di quanto sarebbero dopo il taglio.
  7. Infine l’incognita della legge elettorale, se passasse il SI, dovrebbe essere cambiata, ma non si sa come e da chi e visti i precedenti, è una grande incognita che comunque resta in mano al gioco della politica e dei partiti più influenti che potranno farla e successivamente anche cambiarla come più gli aggrada.
  8. I sostenitori del No temono che ci possa essere una legge elettorale fortemente maggioritaria, dove anche solo col 40 – 45% dei voti, si otterrebbero più dei due terzi dei seggi. A quel punto chi avrà la maggioranza, potrà cambiare la Costituzione a suo piacimento e praticamente senza contraddittorio.

Queste le motivazioni dei due schieramenti.