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Referendum taglio parlamentari: Liliana Segre vota no e ne spiega i motivi in 10 punti


“Il Parlamento è l’espressione più alta della democrazia. Quindi sentir parlare di questa istituzione che fa parte della mia religione civile come se tutto si riducesse a costi e poltrone, è qualcosa che proprio non mi appartiene”


Questo uno dei passaggi con il quale la Senatrice Liliana Segre Su Repubblica, annuncia che al referendum costituzionale di domenica prossima voterà no. “Mi pare che la questione venga un po’ troppo drammatizzata. – Spiega la senatrice – Ci sono buone ragioni sia per il Sì sia per il No. Io alla fine mi sono orientata per il No soprattutto in coerenza con il mio atteggiamento generale verso il Parlamento. Sono entrata al Senato in punta di piedi, onorata e sorpresa della scelta del Presidente Mattarella che, come ho sottolineato più volte, ha un profondo valore simbolico e trascende la mia persona”.

Poi una frase che rappresenta il fulcro della sua decisione: “Sono entrata come si entra in un tempio perché il Parlamento è l’espressione più alta della democrazia. Quindi sentir parlare di questa istituzione che fa parte della mia religione civile come se tutto si riducesse a costi e poltrone, è qualcosa che proprio non mi appartiene”.

Nell’intervista su Repubblica, Liliana Segre ribadisce anche che “continuerò a parlare in pubblico, se ne avrò le forze, ma non ripeterò più la mia testimonianza. La mia vita è caratterizzata da fasi e da tempo sentivo che questa fase, durata circa 30 anni, doveva finire”:

Poi scende nei particolari: “Nessuno che non abbia vissuto quello che abbiamo vissuto noi può capire quanto sia costato ai sopravvissuti – quei pochi che l’hanno fatto – iniziare a raccontare e poi rievocare ancora e ancora quel passato. Da fuori forse si avverte solo la fatica di ripetere sempre la stessa vicenda, ma è altro, è un logoramento psichico difficile da spiegare, da un lato c’è nel testimone la necessità liberatoria del dovere compiuto, ma dall’altro lato c’è il rischio costante dello sdoppiamento”.

Infine la senatrice conclude: “C’è una Liliana di oggi, che ogni volta ricordando i fatti guarda con pena infinita la Liliana di allora, come una nonna guarda una nipotina cara, e la obbliga a ripiombare in quell’orrore, reprimendo come faceva allora l’urlo che le cova dentro. Raggiunti ormai i 90 anni, devo rassegnarmi a rispettare i limiti della mia fragilità. Anche se il debito morale che ogni sopravvissuto alla Shoah prova verso coloro che non sono tornati per raccontare è inestinguibile”.