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Regionali. Al Centrodestra Veneto, Liguria e strappa le Marche al centrosinistra che mantiene Campania, Toscana e Puglia


Finisce con un 3 a 3 la tornata delle Regionali. Il centrodestra vince come previsto nel Veneto di Luca Zaia e nella Liguria di Toti e strappa le Marche al centrosinistra che mantiene la Campania mai in discussione oltre a Toscana e la Puglia dove i sondaggi davano un testa a testa che non c’è stato


Tutti possono considerarsi vincitori, il centrodestra per avere strappato un’altra regione e il centrosinistra per avere mantenuto molto agevolmente la Toscana, dove il Pd è il primo partito con il 34%, e la Puglia, regioni che erano date con un testa a testa. L’unico sconfitto è il Movimento cinque stelle che ottiene numeri modesti, lontani anni luce da quelle del 2018 e 2019. Questo almeno da quanto emerge dai primi dati dei seggi scrutinati, che a meno di clamorose sorprese saranno confermati in nottata dai numeri definitivi.

Da questi primi dati sembra che il voto disgiunto di molti elettori del M5s, che hanno sì votato la lista del Movimento ma hanno votato come presidente i candidati del PD, Emiliano e Giani, sia stato decisivo. Infatti i candidati Governatori di M5s hanno ottenuto meno voti di quanto lasciassero pensare i sondaggi: In Puglia Antonella Laricchia si attesta all’11,9%, 3-5 punti meno delle aspettative, e in Toscana Irene Galletti non va oltre il 7,1%.

In Liguria vince agevolmente Toti e il M5s risulta ininfluente nella sua vittoria, qui infatti l’alleanza M5s-Pd su Ferruccio Sansa non ha funzionato, così come in Puglia e in Toscana, il Movimento non ha influito sulla vittoria di Emiliano e Giani.

Discorso opposto per le Marche dove vince Acquaroli del centrodestra con il 47,3%, ma il 9,3% ottenuto da Mercorelli del M5S, se si fosse sommato al 37,6% del piddino Mangialardi, forse avrebbe potuto cambiare il risultato finale.

Questi i freddi i numeri, ma è ancora presto per capire gli inevitabili contraccolpi che “a bocce ferme” usciranno fuori. Un PD che esce rafforzato dalle elezioni e un M5S al contrario dimezzato, anche se confortato dal voto referendario, difficilmente non creerà conflitti e mire su ministeri e posti di rilievo all’interno del governo.