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Repubbliche di Donetsk e Lugansk, ma anche Kherson: filorussi vogliono referendum per annessione a Russia

Medvedev chiaro: “I referendum nel Donbass sono di grande importanza non solo per la protezione sistemica dei residenti della Repubblica del Lugansk e del Donetsk e di altri territori liberati, ma anche per il ripristino della giustizia storica”

La Camera Civile della Repubblica Popolare di Donetsk ha chiesto al presidente della Repubblica Popolare di Donetsk, Denis Pushilin, di tenere immediatamente un referendum sull’annessione della DPR alla Federazione Russa. La stessa cosa ha fatto la Camera Civica della Repubblica Popolare di Lugansk, rivolgendosi al capo della repubblica, Leonid Pasechnik e al Consiglio Popolarem chiedendo indire immediatamente un referendum sul riconoscimento della LPR come entità costitutiva della Federazione Russa.

Stessa richiesta di referendum di annessione alla Russia arriva anche da parte di Kirill Stremousov, vice capo dell’amministrazione filorussa della regione di Kherson, secondo cui i residenti della regione vogliono per entrare a far parte della Federazione guidata da Vladimir Putin.

“I residenti della regione di Kherson stanno facendo domanda e vogliono un referendum il prima possibile, perché hanno paura che la Russia se ne vada, le persone vogliono la sicurezza che non saranno abbandonati. Stiamo parlando di garanzie che faremo della regione un’entità della Federazione Russa”, ha detto Stremousov.

Parole non troppo diverse da quelle di Aleksey Karyakin, leader della LPR in un’intervista al canale russo Rossiya24: “Le persone fanno una sola domanda: quando ci sarà il referendum? La gente ha paura di ciò che sta succedendo, dei bombardamenti, e di conseguenza credono che dopo il referendum ci sarà più stabilità”.

Alla base delle richieste ci sarebbe dunque una richiesta di “stabilità” e di cessazione delle ostilità, dunque protezione russa su vasta scala. Ma in che modo? A spiegare indirettamente le parole dei due esponenti filorussi ci ha poi pensato il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, già capo del Cremlino e fedelissimo di Putin, Dmitri Medvedev secondo cui: “I referendum nel Donbass sono di grande importanza non solo per la protezione sistemica dei residenti della Repubblica del Lugansk e del Donetsk e di altri territori liberati, ma anche per il ripristino della giustizia storica”.

Per Medvedev in un post su Telegram: “L’invasione del territorio della Russia – e tali diventerebbero i territori dove si svolgerebbero i referendum, dopo l’annessione ufficiale – è un crimine che consente l’uso di tutte le forze di autodifesa”, quindi anche la mobilitazione di massa dell’esercito e l’uso di ogni tipo di arma, decisioni queste, che cambierebbero totalmente il corso del conflitto e non ancora effettuate da Mosca che continua a considerare quello che accade in Ucraina come una ben più ridotta “operazione militare speciale”. L’ex capo del Cremlino ha infine aggiunto che proprio per questo i referendum “sono così temuti a Kiev e in Occidente” e “devono essere tenuti”.

Aggiornamento:

I referendum sull’annessione alla Russia nell’autoproclamata Repubblica di Lugansk, in quella di Donetsk e nella parte del territorio occupato dai russi della regione ucraina di Zaporizhzhia, avranno luogo dal 23 al 27 settembre.

Intanto arriva notizia che la Duma, la camera bassa del Parlamento russo, ha approvato una serie di emendamenti al codice penale che prevedono il rafforzamento delle pene in caso di “mobilitazione”, “legge marziale”, “tempo di guerra” e “conflitto armato”. Per la renitenza alla leva è prevista una pena fino a dieci anni di reclusione. Lo riferisce l’agenzia Ria Novosti.

Gli emendamenti andranno in votazione domani al Consiglio della Federazione, il Senato russo prima di essere promulgati dal presidente Vladimir Putin.