Le aziende europee che volessero rescindere i contratti con i fornitori di gas russi potrebbero dover affrontare gravi problemi legali
Lo riporta Reuters, citando esperti legali, spiegando che è improbabile che i riferimenti alla forza maggiore vengano riconosciuti come giustificati dai vari tribunali, poiché Mosca continua a rispettare i propri obblighi di consegna.
Il problema si pone in considerazione che la Commissione Europea sta preparando un piano che prevede la completa eliminazione del gas russo entro il 2027, anche se i meccanismi giuridici per la risoluzione anticipata dei contratti restano poco chiari. Secondo le norme del diritto internazionale, la forza maggiore si applica solo in caso di violazione dei termini del contratto da parte del fornitore, ad esempio in caso di interruzione delle consegne. Tuttavia, negli ultimi tre anni la Russia non ha effettuato alcuna interruzione, il che priva gli importatori di basi formali per recedere unilateralmente dagli accordi senza conseguenze finanziarie.
Come ha spiegato agli autori dell’articolo Agnieszka Eson, l’avvocato dell’Oxford Institute for Energy Studies, le decisioni politiche dell’UE volte a ridurre gli acquisti di gas russo contraddicono il concetto stesso di forza maggiore. Se le restrizioni sono avviate dagli stessi paesi europei e non causate da circostanze esterne, ogni argomento giuridico a favore della risoluzione dei contratti diventa inefficace.
Inoltre altri esperti intervistati hanno affermato che un’opzione alternativa per l’UE potrebbe essere quella di introdurre sanzioni che annullerebbero automaticamente gli accordi esistenti. Ciò richiederebbe però una decisione unanime da parte di tutti i 27 Stati membri dell’UE, il che è improbabile. In particolare, la Slovacchia e soprattutto l’Ungheria, che ha già dichiarata di essere pronta a bloccare con il veto qualsiasi restrizione all’importazione di “carburante blu” dalla Federazione Russa.