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Riforme costituzionali, Meloni alle opposizioni: “Vorrei riforma condivisa ma ho mandato per farla da sola”

La premier Giorgia Meloni avverte le opposizioni sulle riforme costituzionali: “Vorrei una riforma il più possibile condivisa, ma il mandato per farla l’ho ricevuto dal popolo e io tengo fede agli impegni”

E’ il messaggio che la premier, durante la tappa elettorale di Ancona, ha mandato al M5S al Pd e a Calenda e Renzi. “Non accetto atteggiamenti aventiniani o dilatori” e sui social scrive: “Il governo dialogherà con i rappresentanti dei partiti sulle riforme istituzionali necessarie all’Italia. Intendiamo ascoltare attentamente ogni proposta o critica, nel corso di quello che consideriamo un confronto importante per la nostra democrazia e per approvare misure improrogabili per il bene dei cittadini e della Nazione”.

Il disegno di legge prevede l’elezione diretta del presidente del Consiglio e il mantenimento dei poteri attuali del presidente della Repubblica. La riforma se approvata, entrerebbe in vigore dal 2029, per non intaccare le prerogative del Capo dello Stato.

Le opposizioni sono sul piede di guerra e nei confronti precedenti hanno già bocciato la proposta del governo proponendo le loro ricette. Il PD vuole il cancellierato, Renzi il sindaco d’Italia. La ministra per le Riforme Elisabetta Casellati aveva fatto notare al Pd che il loro cancellierato intaccherebbe le prerogative del Quirinale più di un premierato, e aveva chiesto ai Cinque stelle come possono, loro che si dicono un movimento di popolo, essere contrari all’elezione diretta del premier.

Meloni quindi è intenzionata ad andare avanti anche senza la opposizioni, ma i precedenti non fanno ben sperare, ne sa qualcosa Renzi che dopo avere approvato le sue riforme costituzionali, li vide stracciare dal referendum confermativo. E consapevole di questo “dettaglio”, Antonio Tajani ha un’idea non nuova, insinuarsi tra le spaccature delle opposizioni e provare a tirare dentro Azione di Calenda e Italia viva di Renzi, la cui delegazione oggi sarà assente al tavolo con Meloni, notizia che è stata accolta malissimo da Fratelli d’Italia, che la considera “Uno sgarbo”. Inoltre la segretaria del Pd, Elly Schlein, ha già telefonato a tutti gli altri leader di minoranza per tentare un coordinamento. Dunque l’idea di Tajani potrebbe non funzionare.

Conscia di questo pericolo, Giorgia Meloni ha una sua idea sul metodo da usare per portare avanti la sua riforma istituzionale: farla diventare “Un obiettivo di legislatura”, fissata con una tempistica non stringente, proprio per evitare di inciampare in quella fretta che fu fatale a Matteo Renzi, che dopo la bocciatura del referendum del 2016, fu costretto a lasciare Palazzo Chigi.

Per la premier tutto dipenderà dall’atteggiamento che assumeranno le opposizioni, ma in ogni caso niente bicamerale e quelle formule che già in passato si sono spesso trasformate in una palude che inghiottiva ogni tentativo di riforma. Si andrà in Aula e poi, se necessario, si affronterà il referendum, con tutte le incognite del caso.