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Russia. Lavrov: “Rapporti con Nato? Non esistono” e Mosca: “USA ritirino atomiche da Europa”

Intanto la NATO pensa a riarmarsi e oltre a spendere miliardi di euro punta sulla condivisione di armamenti nucleari che la Russia giudica: “Una diretta violazione del Trattato di non-proliferazione delle armi nucleari”

Dalla diplomazia alle armi nucleari, il confronto tra Russia e Occidente si fa sempre più duro.

Risale al 18 ottobre scorso l’annuncio del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov con cui la Russia ha deciso di sospendere le relazioni con la Nato, con tanto di sospensione degli uffici di collegamento a Bruxelles e a Mosca.

La decisione era sta presa come ritorsione poiché il 6 ottobre, la NATO ha annunciato una riduzione delle dimensioni della missione russa che sarebbe dovuta passare da 20 a 10 persone. A otto diplomatici è stato revocato l’accreditamento e sono stati aboliti altri due posti vacanti, dando inoltre ai diplomatici russi tempo fino alla fine di ottobre per lasciare Bruxelles.

Un atto unilaterale della NATO che ha spazientito Mosca che l’ha definita “una scelta presa a seguito di alcune misure adottate dalla Nato. Non ci sono piu’ le condizioni di base per un lavoro congiunto”.

Sono di ieri però due altre importanti dichiarazioni di Mosca, sfortunatamente non riportate da molti media italiani: all’agenzia di stampa russa TASS sempre Lavrov ha dichiarato:Le relazioni tra Russia e Nato non possono essere definite catastrofiche, perché solo ciò che esiste realmente può essere catastrofico”, ha osservato, rimarcando ancora: “Non abbiamo relazioni con la Nato”.

Uno stallo tra NATO e Russia che si ripercuote anche sulle difficili trattative tra Russia e USA relative agli armamenti nucleari, come riferisce stamane Interfax.

La Russia considera infatti il ritiro delle armi nucleari tattiche americane (NSNW) e delle ultime armi strategiche dall’Europa come un prerequisito per discutere il regime di controllo degli armamenti. Ad affermarlo è stato l’ambasciatore russo negli Stati Uniti Anatoly Antonov all’International Advisory Council of James Martin Center for Nonproliferation Studies – CNS of Middlebury Institute of International Studies di Monterey (California).

“La Russia prende una posizione coerente al riguardo. Un prerequisito per discutere delle Armi Nucleari Tattiche (NSNW) è il ritiro delle testate americane di questa classe dall’Europa al territorio nazionale. E anche l’eliminazione delle infrastrutture per lo stoccaggio e la manutenzione di queste armi, nonché la cessazione della pratica della condivisione di armi nucleari all’interno della NATO” ha dichiarato Antonov.

L’ambasciatore ha ricordato che permangono differenze significative tra Mosca e Washington sui temi chiave dell’agenda strategica, invitando gli USA a non politicizzare le questioni relative al controllo degli armamenti.

“Comprendiamo che negli anni si siano accumulati molti problemi legati all’assenza di un dialogo sulla stabilità strategica tra i due Paesi. Tuttavia, è importante concentrarsi sui temi principali e non politicizzare il crescente dibattito sulla stabilità strategica. Saremo pronti ad ascoltarli, cercare di capire e determinare dove, quando e in quale formato si possono discutere le idee americane”, ha detto Antonov.

Secondo l’ambasciatore, come tutti i decenni passati, la Russia è determinata a raggiungere accordi legalmente vincolanti, “tuttavia, non escludiamo anche altre modalità”.

“Ora sarebbe sbagliato predeterminare i possibili risultati, bisogna sedersi e lavorare”, ha concluso Antonov, aggiungendo che “non dobbiamo permettere una situazione in cui i nostri Paesi saranno lasciati senza meccanismi di controllo in ambito strategico dopo la scadenza del Trattato START.”

Il 16 luglio scorso una preliminare discussione sulla questione degli armamenti nucleari era stata intavolata a Ginevra durante la riunione dei presidenti Vladimir Putin e Joe Biden, da allora ci sono stati due incontri sul tema, ma sembra ci sia ben poco da sperare.

Il 21 e 22 ottobre scorsi infatti, al quartier generale della Nato a Bruxelles, si è tenuta la riunione dei 30 ministri della Difesa  – per l’Italia Lorenzo Guerini, Pd – , duante la quale è stato creato un “Fondo per l’Innovazione” con un primo stanziamento di 1 miliardo di euro, a carico di 17 paesi europei tra cui l’Italia, ma non degli Stati uniti, per lo sviluppo delle più avanzate tecnologie ad uso bellico e anche deciso “il miglioramento della prontezza e dell’efficacia del nostro deterrente nucleare”, ossia lo schieramento in Europa di nuove armi nucleari, con la motivazione di difendersi dalla “crescente minaccia missilistica della Russia”.

Non per niente, alla vigilia della riunione NATO, il ministro russo della Difesa, Sergei Shoigu, ha avvertito che “gli Stati uniti, con il pieno sostegno degli Alleati Nato, hanno intensificato il lavoro per modernizzare le armi nucleari tattiche e i loro siti di stoccaggio in Europa” La Russia considera inoltre particolarmente preoccupante il fatto che “piloti di paesi NATO non-nucleari siano impegnati in esercitazioni per l’uso di armi nucleari tattiche”. Un messaggio che riguarda soprattutto l’Italia, dove gli Usa si preparano a sostituire le bombe nucleari B61 con le nuove B61-12 e i piloti italiani vengono addestrati al loro uso ora anche con gli F-35. “Consideriamo ciò una diretta violazione del Trattato di non-proliferazione delle armi nucleari”, ha dichiarato Shoigu.

E’ dunque evidente che con il nuovo stop dei rapporti tra Russia e Nato, date anche le richieste russe avanzate stamane da Antonov, per quanto legittime e comprensibili, equivalgono a un muro contro muro che con le recenti sortite cinesi, sembrano dichiarare esplicitamente uno stato di grave allerta globale e di corsa agli armamenti.