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Salute & Benessere. “BES TEST” il nuovo accertamento per diagnosticare l’osteoporosi


Nel mondo si stima che ci siano 200 milioni di persone affette da osteoporosi e che ogni 3 secondi si verifichi una frattura a causa della fragilità ossea

 In Italia sono 4 milioni le persone che convivono con l’osteoporosi ogni anno sono più di 500 mila i nuovi casi di frattura.
L’osteoporosi può presentarsi in forma primitiva, post-menopausale e senile, o in forma secondaria, quindi legata ad altre patologie (come ad esempio connettiviti , celiachia iperparatiroidismo, ipertiroidismo, ipogonadismo, ipercortisolismo, insufficienza renale cronica, artrite reumatoide), in seguito all’uso di farmaci (ad es. cortisonici), o per squilibri nutrizionali (dieta povera di calcio, carenza di vitamina D).

L’osteoporosi non dà sintomi fino alla comparsa di una frattura, motivo per cui la prevenzione è di grande importanza, monitorando nel corso del tempo lo stato di salute dell’osso.
In quest’ambito arriva un’interessante novità: il BES TEST (Bone Elastic Structure Test).
Si tratta di un innovativo esame diagnostico, basato sull’utilizzo dei raggi X, che valuta la qualità della struttura interna dell’osso.

In questo differisce dalla classica densitometria o mineralometria ossea computerizzata (MOC) che indica la densità in sali minerali dell’osso quantificandone l’eventuale riduzione.

Il BES TEST si basa su un software capace di simulare l’applicazione di forze sulle ossa dei pazienti del paziente, il cui “stato di salute” è desunto da immagini radiografiche.

In particolare l’esame analizza una radiografia della mano ottenuta tramite un comodo dispositivo portatile.
L’idea del BES Test, spiega Alessandra Nicolosi (cofondatrice con Francesca Cosmi di M2Test, start-up italiana che ha creato il test) è nata dalla diffusa consapevolezza che la MOC non è sufficiente a diagnosticare preventivamente problemi di fragilità ossea. “La densitometria non riesce a valutare il 50% delle persone a rischio: manca la parte della valutazione dell’elasticità e della microarchitettura dell’osso” spiega Nicolosi.
La MOC non valuta se un osso è fragile, è forte o è elastico.

L’osteoporosi, infatti, non provoca solo una riduzione della densità minerale, ma anche un’alterazione della struttura interna dell’osso, una vera intelaiatura di trabecole ossee che regge ai carichi esterni. Una riduzione quantitativa di queste trabecole o una loro alterazione qualitativa rende l’osso più fragile ed è alla base di molte fratture.

“In un materiale così articolato – ha spiegato Francesca Cosmi, professoressa di Ingegneria presso l’Università degli Studi di Trieste e ideatrice del progetto – il calo della massa ossea non basta da solo a spiegare tutte le fratture osteoporotiche. Da questa premessa è nato in me il desiderio di approfondire il problema della valutazione del rischio, studiando come la complessa struttura trabecolare influenzi la distribuzione delle forze all’interno dell’osso, in modo da migliorare la conoscenza della situazione specifica del paziente”.

Dal 2015 a oggi oltre 7000 pazienti si sono sottoposti al BES TEST, metodologia utilizzabile da qualunque medico che impiega una dose bassissima di raggi X, con costi e rischi molto bassi.

Al momento il BES TEST va inteso come adiuvante nella diagnosi e non può considerarsi in toto come il successore della MOC. Di certo questo esame riesce ad identificare anche le persone con precedenti fratture atraumatiche che con l’esame di routine (MOC) non vengono valutate a rischio, ed inoltre è utile per il monitoraggio dell’evoluzione della patologia e dei trattamenti terapeutici in essere.

 

Salute & Benessere è una rubrica medica a cura del dott. Accursio Miraglia.