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Salute & Benessere. Capsulite adesiva nota come “spalla congelata”: ecco come curarla


La capsulite adesiva (o spalla congelata) è una patologia della spalla causata da un processo infiammatorio primitivo o secondario ad un trauma

La capsulite adesiva o spalla congelata, colpisce elettivamente la capsula ed i legamenti di questa articolazione provocando la formazione di cicatrici aderenziali. Queste determinano, a loro volta, la riduzione dell’articolarità e l’insorgenza di vivo dolore durante i tentativi di movimento dell’arto superiore.

La sintomatologia è caratterizzata dal dolore e dalla progressiva limitazione dell’arco di movimento della spalla e progredisce in maniera caratteristica in tre fasi.

I sintomi della prima fase detta “di congelamento”, la cui durata può essere anche di alcuni mesi, sono rappresentati dalla comparsa del dolore alla spalla che aumenta con il movimento, pertanto il paziente tende a “non utilizzare” l’arto affetto. Durante questa fase il dolore può essere presente anche a riposo, specialmente di notte.

La seconda fase “di rigidità progressiva” (dai 3 ai 12 mesi circa) è caratterizzata dalla presenza continua del dolore; la rigidità progredisce sino al punto che il movimento della spalla diventa limitato su tutti i piani dello spazio. Solitamente il dolore è meno intenso che nella fase iniziale ed è spesso evocato dai tentativi di movimento.
Durante la fase finale di risoluzione o “del disgelo” (da 4 mesi a tre anni) si va progressivamente incontro ad un lento miglioramento, con un progressivo recupero dell’articolarità e della funzione della spalla.

Nelle fasi iniziali della patologia è utile un trattamento con farmaci antinfiammatori associato a riabilitazione.

Il trattamento riabilitativo della capsulite adesiva ha due obiettivi: la riduzione della sintomatologia dolorosa ed il recupero dell’articolarità, ovvero il raggiungimento del completo range di movimento della spalla.

Per ridurre la sintomatologia dolorosa è possibile a ricorrere ad infiltrazioni intrarticolari di cortisone. É importante sottolineare che il cortisone infiltrato a livello dei tessuti molli (tendini e muscoli) è controindicato poiché favorisce la formazione di calcificazioni ed aumenta il rischio di lesioni, mentre a livello intra-articolare è molto utile per ridurre il dolore e l’infiammazione della capsula.

Di grande importanza è la terapia fisica, che generalmente viene somministrata in associazione, grazie all’utilizzo di tecarterapia, laserterapia ed ultrasuonoterapia.

Per il recupero dell’articolarità il paziente dovrà effettuare sedute di kinesiterapia, caratterizzata dall’associazione di mobilizzazione passiva della spalla (in cui l’arto è mobilizzato dal fisioterapista), esercizi di mobilizzazione attiva, inizialmente sotto la supervisione del fisioterapista ed esercizi di stretching della capsula.

Tutti gli esercizi devono essere eseguiti in assenza di dolore e ripetuti almeno una volta al giorno. Successivamente è possibile inserire per il recupero della forza muscolare esercizi in isometria e solo successivamente esercizi isotonici e con elastici.

Più del 90% dei pazienti con spalla congelata migliora con la fisioterapia, anche se spesso il recupero completo può richiedere più di un anno.

Nelle fasi più avanzate della patologia, in presenza di importanti processi cicatriziali, può essere indicato un intervento chirurgico in artroscopia per liberare le aderenze articolari e detendere le strutture adese.

Questo viene fatto con strumenti delle dimensioni di una matita inseriti attraverso piccole incisioni della pelle intorno alla spalla. Terminata questa procedura il chirurgo procederà a mobilizzare la spalla sotto anestesia al fine di recuperare tutto il movimento. La maggior parte dei pazienti hanno risultati molto buoni con questa procedura, che comunque viene consigliata dopo un congruo periodo di terapia non chirurgica (almeno 4-6 mesi).

 

Salute & Benessere è una rubrica medica a cura del dott. Accursio Miraglia.