Il diabete è una malattia che colpisce molti individui ed anche la causa scatenante di altre patologie: ecco come gestirla
Secondo i dati riportati nell’annuario statistico Istat 2015 il 5,4% degli italiani è diabetico. La probabilità di ammalarsi di diabete cresce con l’età (è inferiore al 2% nelle persone con meno di 50 anni e sfiora il 10% fra quelle di 50-69 anni), è maggiore fra gli uomini che fra le donne (5,1% vs 3,8%), nelle fasce di popolazione socio-economicamente più svantaggiate per istruzione o condizioni economiche, fra i cittadini italiani rispetto agli stranieri, e nelle Regioni meridionali rispetto al Centro e al Nord Italia.
Il diabete è una malattia sistemica (di tutto l’organismo) che deve essere gestita con la massima attenzione perché le complicanze della malattia – sia che si parli di diabete tipo 1 o diabete tipo 2 – possono essere gravi, disabilitanti e fatali.
Il diabete è la principale causa di cecità, di insufficienza renale con necessità di dialisi o trapianto, di amputazione non traumatica di un arto e una delle principali cause di infarto e ictus cerebrale. Pur essendo una malattia cronica controllabile farmacologicamente, il diabete riduce l’aspettativa di vita.
Secondo uno studio pubblicato su BMJ Open Diabetes Research & Care da un team della Kyushu University di Fukuoka, consumare un totale di 4 tazze di tè verde e 2 di caffè ogni giorno ha l’effetto di ridurre il rischio di morte per complicanze da diabete di ben il 63%.
Lo studio ha coinvolto 4.923 diabetici che sono stati monitorati per oltre 5 anni. Nel corso dello studio sono state valutate le abitudini alimentari del campione tramite questionari, oltre a informazioni sullo stile di vita relative al sonno, eventuale consumo di alcol e fumo, sedentarietà.
Nel periodo di follow up sono stati registrati 309 decessi, nella maggior parte dei casi provocati da tumori (114) e malattie cardiovascolari (76). Dall’incrocio dei dati è emerso che chi era solito consumare caffè e tè verde aveva un rischio minore di morte per qualsiasi causa, con un meccanismo dose-dipendente, vale a dire che il rischio di morte era inversamente proporzionale al consumo delle bevande.
Bere una sola tazza di tè verde al giorno riduce la mortalità del 15%, berne 2-3 diminuisce il rischio del 27%. Da 4 tazze in poi il rischio si abbassa del 40%. Per chi beve caffè, il rischio si riduce del 19% con il consumo di una tazza e del 41% bevendo 2 o più tazze. Il consumo combinato aumenta ancora gli effetti positivi, arrivando appunto al 63% in meno di rischio bevendo 4 tazze di tè e 2 di caffè. La chiave dell’effetto positivo sta nel contenuto di antiossidanti delle due bevande.
“Un aspetto interessante e nuovo di questo studio è che il consumo di tè e caffè si associa a una ridotta mortalità per tutte le cause in una popolazione di giapponesi con diabete tipo 2”, spiega all’Ansa Rosalba Giacco della Società Italiana di Diabetologia e ricercatrice l’Istituto di Scienza dell’Alimentazione del CNR di Avellino. “Negli studi finora disponibili tale effetto era stato osservato essenzialmente nella popolazione non diabetica. In questo studio, inoltre, la mortalità per malattie cardiovascolari tendeva ad essere più bassa sia nei consumatori di tè, sia di caffè. Tali risultati sono plausibili in quanto vi sono sufficienti evidenze scientifiche del fatto che i polifenoli contenuti nel tè verde hanno effetti benefici a livello vascolare, ad esempio sulla riduzione della pressione arteriosa, e sul danno ossidativo. Anche i polifenoli presenti nel caffè, quali acido clorogenico e caffeina, migliorano lo stress ossidativo e altri fattori di rischio cardio-metabolico”.
“Va segnalato, però – conclude Giacco – che la caffeina aumenta la pressione arteriosa, quindi nonostante i benefici osservati in questo studio, nelle persone ipertese o con malattie cardiache il caffè deve essere consumato con moderazione (non più di due tazzine al giorno)”.
Salute & Benessere è una rubrica medica a cura del dott. Accursio Miraglia.

Accursio Miraglia, nato a Sciacca il 27-12-68
Nel 1994 Laurea con Lode in Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore (Roma – Policlinico Gemelli)
Nel 1998 Specializzazione con Lode in Medicina Fisica e Riabilitativa (Fisiatria), Università di Tor Vergata (Roma)
Dal 1998 al 2006 partecipa a numerosi corsi di aggiornamento organizzati dall’Accademi Italiana di Medicina Manuale
Dal 1998 al 1999 Assistente medico, responsabile area riabilitativa Casa di cura “Villa Fulvia”, Roma
Dal 1999 ad oggi Direttore Sanitario del Centro di Educazione Psicomotoria s.r.l, centro di fisioterapia accreditato presso il SSN
Dal 2009 è consulente tecnico d’ufficio presso il Tribunale di Sciacca e gli uffici del Giudice di pace di Sciacca, Menfi e Ribera.
Dall’anno accademico 2014-2015, professore a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa dell’Università di Roma “Tor Vergata”.
Dal 2015 ricopre il ruolo di docente presso il “Corso-Teorico pratico di Medicina Manuale” organizzato dalla SIMFER (Società Italiana di medicina Fisica e Riabilitativa) con la collaborazione Società Italiana di Medicina Vertebrale (MEDVERT) e le Università “la Sapienza” e Tor Vergata” di Roma.