La frattura della tibia è una lesione relativamente frequente che, in buona parte dei casi, si verifica a causa di una caduta dopo un salto oppure a seguito di un forte impatto traumatico o di una rotazione inadeguata della caviglia
In varie circostanze alla frattura della tibia, il secondo osso più lungo del corpo umano, si associano altre lesioni quali, per esempio, la frattura del piede, la frattura del perone o la distorsione o la frattura della caviglia.
L’associazione con altri tipi di lesione è legata al fatto che per la rottura della tibia è necessario un impatto particolarmente forte e, conseguentemente, il trauma può determinare danni anche in altre strutture.
Frattura della tibia – Cause
Le cause che determinano una frattura della tibia possono essere le più svariate; può, per esempio, verificarsi nel corso di un’attività sportiva e particolarmente a rischio sono gli sport in cui si effettuano i salti e quelli in cui si hanno contatti fisici violenti (calcio, rugby, football americano ecc.).
Molti casi di frattura della tibia sono dovuti a incidenti stradali o sul lavoro.
Altre volte la lesione è determinata da una caduta accidentale.
Più raramente la causa del problema è da ricercarsi nella presenza di un tumore osseo (osteosarcoma).
Segni e sintomi
La frattura della tibia dà luogo a varie manifestazioni più o meno evidenti a seconda che la frattura sia composta o scomposta.
Il dolore è sempre presente ed è generalmente molto intenso ed il soggetto può avvertirlo sia nella parte anteriore che in quella interna della gamba; generalmente è presente anche un intenso dolore a livello della caviglia. Meno frequentemente viene riferito anche dolore al polpaccio.
Comuni sono la formazione di ematoma e la presenza di gonfiore.
In alcuni casi, il soggetto non è in grado di appoggiare il piede, in altri, invece, può farlo, ma è presente zoppia.
Un’altra manifestazione talvolta riferita è la sensazione di formicolio e/o intorpidimento all’arto interessato dalla lesione.
Nel caso di frattura scomposta si apprezza una deformità più o meno severa della gamba.
Trattamento della frattura della tibia – I tempi di recupero
Una frattura della tibia richiede necessariamente il ricorso alla chirurgia; esistono diverse modalità di intervento che vengono decise a seconda della gravità della frattura, della sua tipologia e dell’età del paziente.
Spesso si ricorre all’inserimento di placche, di chiodi endomidollari o di fissazioni esterne.
Nel caso sia presente una contusione particolarmente severa l’inserimento di una placca è controindicato in quanto si potrebbe verificare un ulteriore danneggiamento dei tessuti molli.
Controindicato è anche il ricorso ai chiodi endomidollari nel caso di ferita infetta; è infatti troppo elevato il rischio di setticemia (sepsi).
Nel caso di fratture esposte e di danneggiamento di un vaso arterioso è oltremodo importante intervenire il più precocemente possibile.
Di norma viene effettuata un’ingessatura che potrà essere rimossa dopo che saranno trascorsi 30-40 giorni circa. Dopo la rimozione, l’ortopedico potrebbe consigliare il ricorso a un tutore.
La guarigione completa avverrà comunque soltanto dopo qualche mese perché la tibia è un osso che non è completamente vascolarizzato.
Nei soggetti di giovane età il processo di guarigione è più rapido che nelle persone anziane o in quelle adulte affette da osteoporosi.
La riabilitazione post-operatoria è ovviamente uno step ineludibile per riacquisire forza e tono muscolare nonché funzionalità ed equilibrio.
La rimozione dei chiodi endomidollari o delle placche viene generalmente effettuata dopo che è trascorso circa un anno dall’intervento chirurgico.
Salute & Benessere è una rubrica medica a cura del dott. Accursio Miraglia.

Accursio Miraglia, nato a Sciacca il 27-12-68
Nel 1994 Laurea con Lode in Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore (Roma – Policlinico Gemelli)
Nel 1998 Specializzazione con Lode in Medicina Fisica e Riabilitativa (Fisiatria), Università di Tor Vergata (Roma)
Dal 1998 al 2006 partecipa a numerosi corsi di aggiornamento organizzati dall’Accademi Italiana di Medicina Manuale
Dal 1998 al 1999 Assistente medico, responsabile area riabilitativa Casa di cura “Villa Fulvia”, Roma
Dal 1999 ad oggi Direttore Sanitario del Centro di Educazione Psicomotoria s.r.l, centro di fisioterapia accreditato presso il SSN
Dal 2009 è consulente tecnico d’ufficio presso il Tribunale di Sciacca e gli uffici del Giudice di pace di Sciacca, Menfi e Ribera.
Dall’anno accademico 2014-2015, professore a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa dell’Università di Roma “Tor Vergata”.
Dal 2015 ricopre il ruolo di docente presso il “Corso-Teorico pratico di Medicina Manuale” organizzato dalla SIMFER (Società Italiana di medicina Fisica e Riabilitativa) con la collaborazione Società Italiana di Medicina Vertebrale (MEDVERT) e le Università “la Sapienza” e Tor Vergata” di Roma.