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Salute & Benessere. I pericoli del “fumo di terza mano”

“Il fumo di terza mano”, ovvero il fumo passivo, è pericoloso  per i bambini piccoli e non solo: ecco tutto quello che c’è da sapere

Gli studi scientifici degli ultimi cinquanta anni hanno dimostrato in modo inconfutabile che il fumo di sigaretta produce effetti avversi per la salute. Nonostante ciò, il fumo rappresenta ancora un enorme problema di sanità pubblica e milioni di bambini soffrono gli effetti del fumo passivo con notevole incremento delle malattie respiratorie.

Sono infatti ancora sconcertanti i dati Istat che descrivono una Italia in cui fuma il 22,3% della popolazione sopra i 14 anni, un bambino su due sotto i 5 anni di età è esposto a fumo passivo o “di seconda mano” (con almeno un genitore fumatore) e un neonato su cinque ha la mamma fumatrice.

Il fumo di terza mano

Non puzza, non si vede ma è pericolosissimo: negli ultimi anni è stata individuata e definita un’altra modalità di esposizione ai composti derivanti dal fumo, il cosiddetto “fumo di terza mano”. Si tratta dell’esposizione involontaria, che può avvenire per inalazione o per assorbimento attraverso la pelle, ai residui della combustione del tabacco che impregnano i vestiti e le superfici (come quelle di divani, mobili e tendaggi) restando nell’ambiente anche se non si sta fumando.
È un fenomeno molto preoccupante, soprattutto per i bambini che sono a contatto con la mamma fumatrice. Il pericolo c’è anche se il genitore accende una sigaretta in luogo aperto, sul balcone per esempio, come fanno molti genitori fumatori. In questo caso, infatti, si evita il fumo passivo ma non quello di terza mano, perché le sostanze cancerogene si depositano sui vestiti e rischiano così di arrivare al bambino quando viene preso in braccio.

I prodotti della combustione riscontrati nel fumo di terza mano sono per lo più idrocarburi aromatici e nitrosamine, sostanze altamente nocive e cancerogene.

Un recente studio pubblicato su Mutagenesis ha dimostrato, attraverso due saggi in vitro, come la nicotina sprigionata riesca, interagendo con l’ossido nitroso, a sintetizzare le nitrosamine, riconosciuti come cancerogeni indiretti dall’International Agency for Research on Cancer (IARC) e in grado di provocare alterazioni nel Dna cellulare. «Il fumo di terza mano è più concentrato e rimane sulle superfici per almeno 4-6 ore – commenta Roberto Boffi, pneumologo responsabile del Centro antifumo dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano -. Il consiglio è di aprire le finestre e, quando si fuma sul balcone, aspettare qualche minuto prima di rientrare in casa».

Ci salverà un orsetto?

Proprio per combattere i danni da fumo a carico dei più piccoli il gruppo farmaceutico Roche ha da poco messo in commercio un particolare orsetto, denominato Hector, che tossisce non appena entra in contatto con il fumo passivo, rivelando una presenza di microparticelle nocive all’interno dell’ambiente superiore a quella che un bambino può tollerare.

Realizzato con la collaborazione dell’associazione Walce (Women against lung cancer in Europe) e della nota azienda produttrice di peluche Trudi, Hector the Protector Bear mira a sensibilizzare quell’ampia area grigia legata al fumo domestico che evidenzia come, nel nostro Paese, il 12% dei bambini sia esposto ai pericoli derivanti dal fumo passivo e costretto a convincere con almeno un genitore che fuma abitualmente tra le mura domestiche.

Salute & Benessere è una rubrica medica a cura del dott. Accursio Miraglia.