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Salute & Benessere. Il pesce fornisce una serie di nutrienti fondamentali, ma attenti al mercurio


Il pesce è un alimento fondamentale della dieta mediterranea, il cui consumo regolare fornisce una serie di nutrienti fondamentali come proteine, grassi omega 3, vitamine, sostanze antiossidanti e sali minerali


Secondo gli esperti di nutrizione, si dovrebbe mangiare pesce due volte a settimana, per un quantitativo minimo pari a 200 grammi. Particolarmente raccomandato il pesce ricco in omega-3 come salmone, tonno e pesce azzurro in genere, che aiuta, fra l’altro, ad innalzare i livelli di colesterolo “buono” (HDL), migliorando quindi il profilo di rischio cardiovascolare, ridurre i livelli di trigliceridi e mantenere regolare la pressione sanguigna.

Solitamente il pesce viene considerato più salutare rispetto alla carne, tuttavia sussistono preoccupazioni riguardanti un consumo eccessivo di alcune specie che possono essere più o meno contaminate dal mercurio.
I problemi derivano principalmente dal metilmercurio, la forma di mercurio più comune nella catena alimentare e anche la più tossica.

Il metilmercurio ha infatti maggiore capacità di penetrare nel nostro organismo, si accumula soprattutto nei globuli rossi ed è così trasportato in giro attraverso il sangue. Arriva anche alla ghiandola mammaria, passa nel latte materno ed inoltre è in grado di attraversare la placenta, la barriera cerebrale e quella cerebrospinale, raggiungendo così cervello e sistema nervoso centrale.

Studi recenti hanno confermato il nesso tra l’esposizione fetale al metilmercurio e il ridotto sviluppo neurologico del bambino.

Nella popolazione adulta il pericolo principale è l’intossicazione da mercurio, che si presenta con dolori articolari e muscolari, stanchezza, debolezza muscolare, problemi digestivi, disturbi cerebrali (emicrania, difficoltà nella memoria e nel linguaggio, scarsa attenzione o altro).

Naturalmente ci sono dei limiti fissati per legge, che individuano in 0,5 mg/kg per i pesci e muscolo di pesce e 1 mg/kg per squalo, pesce spada, tonno, rana pescatrice, storione e altre specie simili la quantità massima di mercurio consentita per avviare alla vendita il pesce.

Occorre inoltre chiarire che consumare una volta del pesce con un livello di mercurio più elevato di quello fissato per legge non può provocare danni irreversibili.

Ad ogni modo, benché, come detto, vi siano dei limiti fissati per legge riguardo la commercializzazione dei singoli esemplari, è indubbio che alcune specie tendano a contenere una quantità di mercurio maggiore di altre e, pertanto, andrebbero consumate con attenzione. Esattamente al contrario, ci sono specie a basso contenuto di mercurio, il cui consumo andrebbe incoraggiato.

Il livello di mercurio contenuto nei pesci è proporzionale alla grandezza e alla longevità degli esemplari: più sono grandi e “maturi”, più alto sarà il livello di mercurio che contengono. Inoltre dipende anche dalla zona in cui avviene a pesca.

Alcuni pesci, specie quelli che vivono anche in acque dolci o in acque salmastre, ne contengono meno in maniera naturale: se siete preoccupati potete optare per queste specie.

Le specie che accumulano meno mercurio sono: gamberi, calamari, aragosta, ostriche, pesce persico, telline, orata, spigola, salmone, sardine. In sostanza i pesci erbivori e di piccola taglia.

I pesci che tendono invece ad accumulare più mercurio, e che dovrebbero essere mangiati con più moderazione, sono i pesci predatori. In generale dovrebbero essere consumati con attenzione pesce spada, tonno, merluzzo, triglia, cernia, sgombro reale e alcuni pesci della famiglia degli squali.

In linea con quanto detto finora, i consigli della FDA (Food and Drug Administration) e dall’EPA (Enviromental Protection Agency), sono di consumare circa 225-340 grammi di pesce a settimana (due o tre porzioni), evitare pesci predatori di grande taglia, preferire i pesci erbivori e di piccola taglia.

 

Salute & Benessere è una rubrica medica a cura del dott. Accursio Miraglia.