L’elettrocardiogramma ECG o prova da sforzo serve a misurare la capacità del cuore di rispondere a segnali di stress, dovuti all’esercizio fisico, in un ambiente clinico controllato
L’elettrocardiogramma (ECG) sotto sforzo (noto anche come test ergometrico o prova da sforzo) è un test strumentale che consiste nel sottoporre un soggetto a un tracciato elettrocardiografico durante lo svolgimento di uno sforzo fisico, in condizioni, quindi, nettamente diverse da quelle in cui si esegue il classico elettrocardiogramma, denominato basale, che viene effettuato quando il soggetto è in condizioni di riposo.
L’American Heart Association raccomanda l’esecuzione dell’ECG da sforzo con tapis roulant come prima scelta per i pazienti con rischio medio di malattia coronarica in base a fattori di rischio. I fattori di rischio possono essere identificati nei seguenti: iperlipidemia, con colesterolemia totale maggiore di 240 mg/dL (6,20 mmol/L); ipertensione arteriosa, con PAS (sistolica) maggiore di 140 mmHg, o PAD (diastolica) maggiore o pari a 90 mmHg; fumo di sigaretta; diabete mellito; storia di infarto miocardico o di morte improvvisa in un parente di primo grado di età inferiore a 60 anni
A cosa serve?
Lo scopo dell’esame è quello di misurare la capacità del cuore di rispondere a segnali di stress, dovuti all’esercizio fisico, in un ambiente clinico controllato. La prova da sforzo cardiaca confronta, di fatto, la perfusione coronarica mentre il paziente è a riposo con quella osservata durante il massimo sforzo fisico, mettendo in evidenza qualsiasi riduzione di flusso sanguigno verso il tessuto muscolare del cuore causato proprio dall’aumento delle richieste di lavoro.
L’elettrocardiogramma sotto sforzo è, quindi, un test fondamentale nella diagnosi della cardiopatia ischemica ma è anche utile per effettuare valutazioni sul decorso di una cardiopatia ischemica già nota, magari per valutare l’efficacia di una terapia farmacologica o di un intervento (angioplastica, by-pass aorto-coronarico).
Come si esegue un elettrocardiogramma sotto sforzo?
Dopo l’applicazione degli appositi elettrodi sul paziente, si procede inizialmente con l’esecuzione di un elettrocardiogramma a riposo, quindi il soggetto che si sottopone al test inizia a pedalare al cicloergometro oppure a camminare su un tapis-roulant. Lo sforzo deve avere carattere di progressività e ciò viene reso possibile aumentando la resistenza dei pedali del cicloergometro oppure incrementando la velocità del tapis-roulant.
Il carico di lavoro iniziale è piuttosto basso e viene aumentato in modo progressivo fino a quando il soggetto non raggiunge una determinata soglia di frequenza cardiaca, che varia in base al sesso, all’età e alle condizioni di salute.
La prova da sforzo ha una durata di circa 20-25 minuti, può essere interrotta su richiesta del paziente e deve essere effettuata in ambienti che garantiscano un pronto soccorso in caso di malessere.
Interpretare l’esame
Un elettrocardiogramma sotto sforzo viene definito “positivo” (e quindi patologico) quando il paziente accusa un dolore tipico per ischemia cardiaca oppure quando, in assenza di sintomi tipici, si hanno segni elettrocardiografici di ischemia.
In questo caso andrà valutata, in base alla gravità del problema, la necessità di ulteriori accertamenti o la messa in atto di un trattamento che potrà essere, a seconda dei casi, farmacologico o di rivascolarizzazione.
Ovviamente l’interpretazione dei risultati dell’esame e le eventuali azioni da intraprendere sono estremamente diversi da paziente a paziente e richiedono una stretta personalizzazione da parte dello specialista di riferimento.
Salute & Benessere è una rubrica medica a cura del dott. Accursio Miraglia.

Accursio Miraglia, nato a Sciacca il 27-12-68
Nel 1994 Laurea con Lode in Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore (Roma – Policlinico Gemelli)
Nel 1998 Specializzazione con Lode in Medicina Fisica e Riabilitativa (Fisiatria), Università di Tor Vergata (Roma)
Dal 1998 al 2006 partecipa a numerosi corsi di aggiornamento organizzati dall’Accademi Italiana di Medicina Manuale
Dal 1998 al 1999 Assistente medico, responsabile area riabilitativa Casa di cura “Villa Fulvia”, Roma
Dal 1999 ad oggi Direttore Sanitario del Centro di Educazione Psicomotoria s.r.l, centro di fisioterapia accreditato presso il SSN
Dal 2009 è consulente tecnico d’ufficio presso il Tribunale di Sciacca e gli uffici del Giudice di pace di Sciacca, Menfi e Ribera.
Dall’anno accademico 2014-2015, professore a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa dell’Università di Roma “Tor Vergata”.
Dal 2015 ricopre il ruolo di docente presso il “Corso-Teorico pratico di Medicina Manuale” organizzato dalla SIMFER (Società Italiana di medicina Fisica e Riabilitativa) con la collaborazione Società Italiana di Medicina Vertebrale (MEDVERT) e le Università “la Sapienza” e Tor Vergata” di Roma.