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Salvini firma il Divieto di ingresso per la Sea Watch3: Tripoli offre porto, la Ong rifiuta e UE l’appoggia


Il Ministro dell’Interno ha firmato il divieto di ingresso alla nave Ong Sea Watch 3, intanto la Libia ha offerto un porto per lo sbarco, ma la ONG ha rifiutato dicendo che la Libia non è sicura per i migranti con la benedizione dell’UE che però non si è offerta di far sbarcare la nave in porti diversi da quelli italiani

“Ho appena firmato il divieto di ingresso, transito e sosta alla nave Ong Sea Watch 3 nelle acque italiane, come previsto dal nuovo Decreto Sicurezza. Ora il documento sarà alla firma dei colleghi ai Trasporti e alla Difesa: STOP ai complici di scafisti e trafficanti!”

A dirlo è un fiero Matteo Salvini che dalla linea dura sui migranti non intende retrocedere di un passo: “Ciondolano nel Mediterraneo e giocano sulle pelle dei migranti, ma l’Italia non si fa dettare le regole dell’immigrazione da una Ong tedesca che usa una nave olandese fuorilegge. Non pensino di passarla liscia”.

La Sea Watch, intanto da oltre 24 ore tiene la situazione in stallo mantenendosi al limite delle acque territoriali italiane con 52 migranti a bordo – a circa 15 miglia da Lampedusa – dopo aver rifiutato il porto sicuro di Tripoli che le autorità libiche hanno offerto per la prima volta da quando, ormai più di un anno fa, hanno istituito la propria zona Sar.

La Ong tedesca su nave olandese ha rifiutato l’offerta libica con la motivazione secondo cui la Libia non sarebbe “sicura” per i migranti.

Un rifiuto supportato dall’Unione Europea, per la portavoce della Commissione Ue Natasha Bertaud, sotto il comando di Jean Claude Juncker: “Tutte le navi con bandiera europea devono seguire le regole internazionali e sulla ricerca e salvataggio in mare, che significa che devono portare le persone in un porto che sia sicuro. La Commissione UE ha sempre detto che queste condizioni non ci sono attualmente in Libia“.

Tuttavia, la 28enne inglese portavoce della Commissione di Juncker non ha dato alcuna disponibilità per lo sbarco della nave in porti diversi da quelli italiani: “in generale la Commissione non ha le competenze per decidere se e dove può sbarcare la nave, è una questione sotto la responsabilità del Centro nazionale di coordinamento di soccorso marittimo (Mrcc), che ha in carico le operazioni”.

Insomma, per l’UE la nave in Libia non deve tornare, ma porti a disposizione non ne mette, quindi, secondo l’Unione Europea, l’unica nazione a doversi sacrificare ed accogliere questi migranti è l’Italia.

Ma se Salvini non arretra di un passo e ribadisce che i porti italiani “sono sbarrati” e chiede che la nave “vada verso il Nord Europa”, anche il premier Conte da Malta – dove partecipa al vertice dei paesi Ue del Mediterraneo – chiede “maggiore trasparenza da parte delle Ong” sottolineando che la Guardia costiera libica “ha già fatto diversi interventi”. 

Il provvedimento di divieto firmato stamane da parte del Ministro Salvini è stato redatto di concerto con i Ministri dei Trasporti e della Difesa in base al decreto sicurezza bis che però non sarebbe ancora pienamente operativo dovendo ancora essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale – pubblicazione che avverrà tra poche ore –, pare, a causa di un ritardo tecnico che sarebbe già stato risolto, assicurano dal Viminale.

Nel decreto, che consta di 18 articoli, sono previste multe da 10mila a 50mila euro per il comandante della nave che non rispetta il divieto di ingresso nelle acque territoriali. In caso di reiterazione del reato è prevista la confisca della nave.