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Sciacca. Anche Mandracchia e Bellanca saranno rimossi: peccato per Filippo che si era dimesso da consigliere


La notizia è ormai certa, l’azzeramento è totale: Paolo Mandracchia e Filippo Bellanca che non si dimetteranno, saranno rimossi direttamente dal sindaco

A Paolo Mandracchia, come egli stesso ha chiesto, plausibilmente domani mattina, saranno revocate le deleghe assessoriali. Stessa sorte – rivelano fonti bene informate – dovrebbe toccare anche a Filippo Bellanca, che pur non essendo stato convocato per rassegnare le dimissioni, era perfettamente a conoscenza dei giochi.

Se così fosse, e molto probabilmente lo sarà, su Filippo Bellanca si aprirebbe però un problema non da poco, assodato che si tratta di un azzeramento politico puro, perché è difficile rimuovere Bellanca per incompetenza, considerato anche l’ottimo successo del Carnevale Estivo, si creerebbe un precedente che nessuno dimenticherà mai: in politica conta solo il potere; i voti, le parole, i patti, non hanno alcun valore.

Dopo Bellanca quale pazzo rinuncerebbe più al proprio posto di consigliere comunale guadagnato con i voti dei cittadini, per restare al posto di assessore, protetto dal nulla. Ovvero “protetto” dalla parola del sindaco Valenti, che prendiamo doverosamente atto che non vale nulla. (E specifichiamo il nome, perché per onestà intellettuale non possiamo legare le vicende Valenti-Bellanca a Silvio Caracappa vicesindaco di Fabrizio Di Paola rimasto in carica per 4 anni sulla sola parola dell’allora Sindaco, uomo di altri tempi.)

Ieri lo avevamo già detto, ma con questo azzeramento si consuma una delle pagine più indegne della storia politica di Sciacca. Un azzeramento senza senso, dettato da pura arroganza politica e di potere.

Un logica di spartizione dei posti che passa sopra una Annalisa Alongi visibilmente scossa in viso e che forse vale più di mille parole, un Giuseppe Neri che parla di “beghe ed alchimie contorte” che lo preoccupano per il futuro della città, un Mandracchia che da politico consumato non accetta l’umiliazione ed a fronte dei risultati conseguiti chiede di essere “ucciso in battaglia” ovvero rimosso dal sindaco senza dare dimissioni e soprattutto, passa da un Filippo Bellanca tradito, davanti a tutta la città, nella fiducia di essersi dimesso da consigliere, a prescindere da qualsiasi incarico di riappacificazione possano dargli.

E di Gioacchino Settecasi non parliamo, perché ha consapevolmente dato il “buon esempio” in questa vicenda.

Sinceramente in una situazione simile, che anche per chi mastica di politica appare davvero squallida, trovare le giuste parole da poter consigliare alla compagine che sostiene la Valenti appare difficile. Ecco, forse in soccorso possono venirci le conclusioni di Oliver Cromwell nel suo discorso pronunciato alla Camera dei Comuni il 20 aprile 1653 in polemica con il Parlamento Inglese:

“Siete diventati intollerabilmente odiosi per un’intera nazione; il popolo vi aveva scelto per riparare le ingiustizie, siete voi ora l’ingiustizia! Basta! Portate via la vostra chincaglieria luccicante e chiudete le porte a chiave.

In nome di Dio, andatevene!”