Le chiamano “strutture” – non meglio identificate? – praticamente dei gazebo, ma per i più erano e sono gabbiotti, brutti come poche cose. Il punto è però che la loro storia racchiude bene tutto quello che a Sciacca non va
Versava in condizioni precarie e non era sicura, così è stato demolito stamattina uno dei due “gabbiotti” – le strutture di legno che dovevano servire da punto ristoro – collocati dopo la riqualificazione dello Stazzone.
Denaro pubblico per collocarlo, denaro pubblico per abbatterlo; sullo sfondo una zona “riqualificata” e ora incompleta di una componente che faceva indubbiamente e vistosamente parte di quell’idea di “riqualificazione”.
Ma la storia di questo gabbiotto è la storia di tante opere pubbliche a Sciacca, evidentemente non pensate per durare nel tempo nè curate a tale scopo dal Comune. Una storia dalla quale si evince che a Sciacca pare mancare la cosiddetta “diligenza del buon padre di famiglia”, perché non ci vuole un tecnico per capire che il legno a pochi metri dal mare e sotto il sole ha bisogno di manutenzione – una banale mano di impregnante ogni tot mesi – pena il deterioramento totale in pochi anni.
E vabbé, sarà per la prossima e poi per la prossima ancora: “il modo di fare che non va” non è certo una novità.
Redazione Fatti & Avvenimenti