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Sciacca. Depurazione 2012, la Valenti fa ricorso: preferisce pagare avvocati e non rimborsare contribuenti “vessati”


“Errare humanum est, perseverare autem diabolicum”. Non si può definire altrimenti la delibera della giunta Valenti che ha deciso di ricorrere in appello, contro la sentenza del giudice di pace riguardo il “non dovuto” pagamento del canone di depurazione 2012

La vicenda è nota, 20 cittadini saccensi, rappresentati dall’avvocato Stefano Antonio Scaduto, hanno fatto ricorso avverso la richiesta del pagamento del canone di depurazione per l’anno 2012, ritenendolo non dovuto in quanto in quel periodo, il depuratore non era ancora in funzione, ergo: niente servizio, niente dovuto.

Il Giudice di Pace investito del quesito, ha riconosciuto che il Comune di Sciacca “non ha dato prova di avere effettuato il servizio di depurazione nell’anno 2012 nei confronti degli utenti del servizio idrico nel territorio di Sciacca”, servizio entrato in funzione solo in data 8.11.2012, quando è stato collaudato l’impianto di depurazione. La sentenza ha contestualmente riconosciuto il rimborso di circa 3.500 euro cadauno ai 20 utenti per il periodo incriminato.

Sembrava tutto finito, ma con la giunta Valenti, “mai dire mai” ed ecco spuntare la delibera con la quale il Comune ha deciso di ricorrere in appello avverso la sentenza che ha dichiarato illegittimi gli avvisi di pagamento: “commettere errori è umano, ma perseverare (nell’errore) è diabolico”.
Se il Comune infatti non è stato in grado di dimostrare davanti al Giudice di Pace le sue ragioni, alla luce di quanto ormai è evidente, potrà farlo davanti al tribunale civile? Onestamente appare improbabile.

Da quanto si può interpretare dalla delibera, il Comune, a discapito degli utenti, pur di “salvare” il bilancio annuale, o almeno spostare in avanti la debacle, ha deciso di proporre ricorso, peraltro spendendo altri soldi dei contribuenti: ma non sarebbe stato meglio risarcire i cittadini invece di dare questi soldi ad avvocati e tribunali?

Per capirci meglio, ecco le motivazioni contenute nella delibera: “Tutelare e difendere la posizione dell’ente e al fine di evitare un grave nocumento alle casse comunali scaturente dal potenziale mancato recupero delle risorse finanziarie derivane dagli avvisi notificati ed in parte impugnati”.

Dulcis in fundo, il Comune per il ricorso dovrà affidarsi al professore “esterno” Luigi Cinquemani, del Foro di Palermo, così come riportato nella delibera infatti, l’avvocato Pellegrina Falco, legale del Comune, non potrà seguire il ricorso in quanto “oberata di altri impegni indifferibili e urgenti incarichi difensivi e da altri carichi di lavoro”.