Sciacca. G.d.F. E Carabinieri Blitz “Passepartout”: 5 fermati tra cui un capomafia e un collaboratore parlamentare


Operazione “Passepartout”, condotta da Guardia di finanza e carabinieri del Ros: cinque le persone fermate tra cui un capomafia e un collaboratore parlamentare

Il Blitz iniziato all’alba di stamattina è ancora in corso, in azione i Gico della Guardia di finanza di Palermo e Sciacca e i carabinieri del Ros e del comando provinciale che hanno eseguito i provvedimenti – nell’ambito dell’operazione denominata “Passepartout” – disposti dalla Direzione distrettuale antimafia guidata dal procuratore Francesco Lo Voi, l’aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Geri Ferrara e Francesca Dessì.

Tra i fermati c’è anche il collaboratore parlamentare Antonello Nicosia 48 anni, di Sciacca e il presunto capomafia di Sciacca Accursio Dimino, 61 anni, imprenditore ittico ed ex professore di educazione fisica, da sempre legatissimo al “capo dei capi” Matteo Messina Denaro.

Gli altri tre fermati sono: Paolo Ciaccio di 33 anni, Luigi Ciaccio di 33 anni e Massimiliano Mandracchia di 46 anni, tutti di Sciacca. L’accusa per tutti è di associazione a delinquere di stampo mafioso. Le 5 persone fermate sono ritenute appartenenti o comunque contigue alla famiglia mafiosa di Sciacca.

Parallelamente all’esecuzione dei fermi, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, i militari operanti stanno procedendo a sequestrare agli indagati disponibilità finanziarie – tra le quali una carta di credito collegata a conti esteri – e patrimoniali, tra cui un’imbarcazione, ai sensi dell’art. 240 bis c.p., tenuto conto che gli stessi risultano disporre, anche per interposta persona, di beni e altre utilità in valore sproporzionato al reddito da loro dichiarato.

L’operazione su tutto il territorio di Sciacca è ancora in corso e sono state già eseguite decine di perquisizioni in abitazioni, uffici, aziende e negozi nella disponibilità degli indagati. In azione oltre 100 finanzieri e carabinieri, supportati da mezzi aerei e unità cinofile.

Secondo gli inquirenti al collaboratore parlamentare fermato, Antonello Nicosia, che ha accompagnato una deputata di Leu (che non risulta iscritta nel registro degli indagati) in ispezioni nelle carceri siciliane, sarebbero stati affidati da dei boss dei messaggi da recapitare all’esterno. Sempre secondo la Dda di Palermo, il presunto capomafia Accursio Dimino si sarebbe incontrato più volte con il collaboratore parlamentare verosimilmente per pianificare degli affari.

Nicosia conduceva un programma in tv su giustizia e carcere: “Mezz’ora d’aria” ed era il direttore dell’Osservatorio internazionale dei diritti umani Onlus e componente del comitato nazionale dei Radicali italiani.

Questo il comunicato integrale di Carabinieri e Guardia di Finanza: 

“Le complesse indagini hanno evidenziato come i cinque fermati, seppur in un momento di assoluta difficoltà della cosca saccense, abbiano continuato a reiterare le forme sistematiche di controllo del territorio tipiche del fenomeno mafioso.

In particolare è emersa la figura carismatica di Accursio DIMINO, detto “Matiseddu“, già condannato per associazione mafiosa – da ultimo nel 2010 – per il suo ruolo espresso in Cosa Nostra, per la quale, nel tempo, è stato “reclutatore di nuovi adepti”, assoluto interprete nell’acquisizione di attività economiche ed appalti di opere pubbliche nel settore edile e turistico-alberghiero, per assumere, nel primo decennio degli anni 2000, il ruolo di capo della famiglia mafiosa di Sciacca.

DIMINO, negli anni ’90, per conto della famiglia di Sciacca ha avuto un ruolo centrale nello sviluppo di dinamiche associative ultra-provinciali, mantenendo contatti e veicolando “pizzini” con i corleonesi, in particolare con Riina Salvatore e Brusca Giovanni.

In quegli anni, le attività investigative avevano, inoltre, accertato i contatti con il latitante mafioso Matteo MESSINA DENARO.

A partire dalla sua scarcerazione, sono stati documentati i rapporti intrattenuti da DIMINO con soggetti mafiosi operanti nel territorio di Sciacca, di Castellammare del Golfo (TP) e con taluni personaggi ritenuti contigui alla famiglia mafiosa Gambino di New York.

Con riferimento a quest’ultima articolazione di Cosa Nostra, DIMINO si è in particolare relazionato con un soggetto con cui aveva pianificato un’attività criminale che successivamente non è stata portata a compimento a causa dell’improvviso omicidio – avvenuto a New York lo scorso 13 marzo – di Frank Calì (alias FrankieBoy), esponente di spicco della citata famiglia mafiosa italo-americana, evento questo immediatamente comunicato in Sicilia dagli Stati Uniti.

Fra i fatti contestati a DIMINO nel provvedimento emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Palermo vi sono le pressioni su imprenditori locali per consentire a imprese riconducibili a propri sodali di ottenere appalti, l’attività di recupero crediti a beneficio di soggetti legati a uomini d’onore, propositi di danneggiamenti e altre attività criminali nei confronti di diversi soggetti per finalità estorsive.

Alcuni colloqui captati nel corso delle indagini svelerebbero inoltre come il DIMINO abbia rappresentato, in passato, l’ala più dura della famiglia di appartenenza, facendo parte del c.d. “triumvirato”, lo storico gruppo di fuoco operante negli anni ‘90 Sciacca.

Nell’ambito delle investigazioni è emersa la figura di NICOSIA Antonino inteso Antonello, esponente di rilievo dei Radicali Italiani, pure lui destinatario del provvedimento di fermo in quanto ritenuto organico alla famiglia mafiosa saccense, già noto in quanto, tra le altre cose, condannato in via definitiva alla pena di anni 10 e mesi 6 di reclusione per partecipazione ad associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, scarcerato da ormai oltre 10 anni.

Gli approfondimenti investigativi effettuati nei confronti di NICOSIA hanno consentito di documentare:

Le attività d’indagine svolte nei confronti di NICOSIA hanno quindi permesso di acquisire elementi in merito alla sostanziale affiliazione di quest’ultimo all’organizzazione mafiosa saccense e alla sua contiguità all’omologa realtà castelvetranese, sodalizi questi in favore dei quali NICOSIA ha fornito un contributo rilevante anche sfruttando la propria posizione pseudo-istituzionale e il connesso qualificato circuito relazionale.

NICOSIA, spendendo titoli docenza anche internazionali1, nonché quale appartenente al Comitato Nazionale dei Radicali Italiani e direttore della Onlus Osservatorio Internazionale dei Diritti dell’Uomo (O.I.D.U.), ha operato nell’ambito assistenziale del settore carcerario, accedendo all’interno di alcuni istituti di detenzione e intrattenendo rapporti con operatori penitenziari.

In tale contesto NICOSIA:

Come detto sopra, le attività svolte dall’indagato che riguardavano il settore carcerario erano rese possibili, tra l’altro, dal fraudolento utilizzo da parte di NICOSIA del rapporto di collaborazione che aveva instaurato con una Parlamentare della Repubblica Italiana.

In virtù di tale rapporto, infatti, NICOSIA ha partecipato ad alcune ispezioni carcerarie parlamentari e ha sicuramente fatto accesso all’interno delle carceri di Sciacca (AG), Agrigento, Trapani e Tolmezzo (UD) senza la preventiva autorizzazione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e ciò sfruttando le prerogative riconosciute dalle norme sull’ordinamento carcerario ai membri del Parlamento e a coloro che li accompagnano.

NICOSIA, in diverse interlocuzioni, affermava anche di essere professore di storia della mafia presso l’università statunitense di Santa Barbara (California”).