⦿ Ultim'ora

Sciacca. La politica del “tutti buoni e uniti”, quando pare a “loro”

La politica di per sé, bella e gentile non è mai stata – nemmeno nell’Antica Grecia, a voler essere onesti, figurarsi oggi – ma peggio della politica c’è un singolo aspetto umano che spesso la supporta: l’ipocrisia

La politica, che cosa meravigliosa; soprattutto quando vinci tu. Quando non vinci invece… un po’ di dubbi vengono, ecco. Ma del resto la politica nei sistemi costituiti, a voler essere proprio pignoli, non è mai stato quel pranzo di gala quasi in contrapposizione con la politica rivoluzionaria. Anche nei tempi antichi, saresti persino potuto essere Giulio Cesare, se avessi avuto la malasorte di finire in bocca a “un Cicerone qualsiasi” saresti potuto facilmente diventare il marito di tutte le mogli e la moglie di tutti i mariti“.

Il confronto politico aspro, il muro contro muro dunque, c’è sempre stato, anche se – è bene ricordarlo sempre – il nuoto nel fango non è mai asceso a sport olimpico; notizia sconfortante per la nostra Sciacca che in tal disciplina avrebbe sicuramente vantato diverse medaglie d’oro.

Ciò premesso e considerato, in questi giorni tiene banco la polemica sul fatto – riassumo in soldoni poiché di girarci attorno non ne ho voglia – che i consiglieri di Messina dovrebbero dare il loro sostegno al sindaco Termine sulla base di un supposto bene della città.

Il punto sarebbe quindi capire cosa è, in verità, questo ancora supposto “bene della città”.

Facile infatti parlare di “bene della città”. Riparare le buche… questo è “bene della città”. Ma anche pressare a livello istituzionale per migliorare la situazione dell’ospedale lo è, anche lavorare al fianco della marineria in difficoltà lo è, anche riqualificare le tante zone degradate, anche semplicemente passare con un decespugliatore tra le fratte prima che prenda fuoco mezza città è “bene della città”. Inoltre, chiunque abbia l’ambizione, di certo l’arroganza, di pensare di voler dare un contributo amministrativo, avrà di certo un suo tipo di “bene della città” in mente; sicuramente diverso da quello degli altri, anche perché se così non fosse non saremmo umani ma parte di una mente collettiva in un universo fantascientifico.

Il “bene della città” è dunque un concetto ampio e personale. Pensate al modo di gestire gli eventi cittadini da parte dell’ex assessore Sino Caracappa, c’è forse un modo più unico e personale del suo di farlo? Anche il suo era “bene della città” però, una concezione di bene totalmente soporifera, infruttuosa e sbagliata per gran parte dei saccensi, ma comunque “bene della città” resta.

Del resto, questa è la politica: divergenza di opinioni. Dunque il “bene della città” oltre che ampio e personale è anche supposto poiché non è certo, non è “vero”.

Nel film del 1961 di Sergio Corbucci “Totò, Peppino e la Dolce Vita” c’è una scena dove si dice: “la verità non fa male! E’ il dubbio, l’incertezza…che tormenta l’anima! Nella vita e nella morte ci sono le cose vere e le cose supposte: le cose vere mettiamole da parte, ma le supposte… le supposte dove le mettiamo?”

E sicuramente ogni consigliere della coalizione di Messina si dovrà chiedere dove mettere questo bene supposto, ricordando magari la nuotata nel fango fatta in campagna elettorale e che non ha risparmiato neanche chi si è aggiunto in fase di apparentamento; perché per finire nel fango, nella contestazione becera, nel tritacarne, non serviva nessun motivo diverso dall’essere un avversario politico. Magari altri si chiederanno anche se in questo bene supposto di cui si parla ci rientri pure il linciaggio “soft” che un ragazzino di 15 anni reo solo di avere delle idee politiche deve subire sui social e non solo da parte di adulti con la stessa sensibilità e gentilezza d’animo di un cassonetto dell’umido.