Sarà dunque “guerra”? E’ questa la considerazione più ovvia dopo il consiglio comunale di ieri sera. Ignazio Messina ha dimostrato la compattezza della propria coalizione, ma la minoranza a sostegno di Fabio Termine non ha neppure proposto un proprio nome, limitandosi a non volere Messina. Battaglia inutile e contro ogni possibilità di dialogo costruttivo
Speravano nel tradimento, speravano nella spaccatura, speravano. Però non è stato così. Con 15 voti su 24 Ignazio Messina è stato eletto Presidente del Consiglio Comunale. Un ruolo importante, teoricamente super partes, ma che in passato ha spesso svolto il ruolo di “assessore bonus” per la giunta in carica e che questa volta rischia di essere un palo, più che una spina, nel fianco dell’amministrazione. Del resto chi capisce di politica sa che il ruolo di Presidente non è solo onorifico: parecchie sono le possibilità di quella carica, se ben utilizzata.
Vice di Messina, con 14 voti, è stato eletto Alessandro Grassadonio della lista Onda, sempre della coalizione di Messina.
La minoranza di 8 consiglieri a supporto del sindaco Termine, dopo aver battagliato con le dichiarazioni, talvolta in modo abbastanza futile e retorico, ha deciso di astenersi dal voto. Una mossa che certamente non rientra nella via del dialogo: Messina è stato eletto perché la sua maggioranza lo ha eletto. Dunque si prospetta un consiglio comunale letteralmente all’opposizione della giunta, chiaramente non su tutto, ma esattamente come ieri sera, sulle questioni più delicate, prevarrà la logica dei numeri e non del dialogo; perché il dialogo è evidente che deve esserci sempre e non solo quando fa comodo a una parte sola.
Errore strategico evitabile, ma che in base alla campagna elettorale passata, non poteva essere evitato: c’è un buon motivo se in questi giorni si è parlato di “pacificazione”, durante la campagna elettorale si è trasceso fin troppo anche con attacchi e insulti sul piano personale, ma i “freschi” fanno finta di non capire o peggio, pretendono di aver ragione. Le conseguenze sul piano politico sono ovvie, non solo prevedibili.
Insomma, il Presidente è Messina e le facce di alcuni a fine seduta di ieri sera raccontavano di una sconfitta – probabilmente inevitabile – che ha fatto male. Adesso di aperto resta solo la questione del ricorso al TAR, che se fosse accolto segnerebbe la fine dell’attuale giunta: con queste premesse governare, almeno per questi mesi, per Fabio Termine pare tutt’altro che confortevole.
Giornalista Direttore responsabile di Fatti&Avvenimenti. Nato a Partinico (PA), ma saccense. Ha sempre vissuto a Sciacca, dove fin da giovanissimo si è appassionato alla politica locale. Scrive da quando aveva 17 anni, scrive di tutto perché “così è giusto che sia”. Ha scritto principalmente per il giornale ControVoce di Sciacca e per il Fatti&Avvenimenti, ma suoi articoli sono apparsi anche sui quotidiani La Valle dei Templi.net, LinkSicilia (MeridioNews), La Voce di New York e tanti altri giornali agrigentini, regionali, nazionali ed internazionali. Da Gennaio 2017 è corrispondente italiano per la rivista francese Lumieres Internationales Magazine. Scrittore a tempo perso. E’ anche uno studente di Giurisprudenza. Coltiva da anni la passione della musica e del canto ed ha una sua band. Non chiedetegli cosa voglia fare da grande, perché non lo sa.