Non solo i sindaci agrigentini, anche la politica locale saccense solleva dubbi e vuole vederci chiaro dietro i posti per contagiati Covid-19 in provincia, soprattutto all’ospedale di Sciacca
Da quanto appreso ieri – ovviamente non dall’Asp, sia mai comunichi qualcosa – all’ospedale di Sciacca agli 8 posti per pazienti covid già in pianta si aggiungeranno i posti delle sale operatorie, raggiungendo la cifra complessiva di 18 posti.
Una notizia che ha fatto saltare dalla sedia parecchi esponenti della politica locale che già da giorni mormoravano lamentele. I primi a parlare sono stati gli esponenti di Italia Viva, l’ex sen. Nuccio Cusumano, secondo cui: “l’Hospital Covid va con nettezza separato dal Giovanni Paolo II” e Carmelo Brunetto.
Brunetto in particolare in pochissime parole ha riassunto quello che a Sciacca pensano in molti: “Ora basta. La nostra struttura ospedaliera è stata individuata come centro “covid”, ma il nostro ospedale è spoke. Sino ad oggi garantisce interventi in emergenza per le diverse patologie tempo dipendenti. Con questa nuova disposizione, a mio parere dissennata, si mettono a rischio questi servizi e la nostra salute.
Certo, ci diranno che saranno previsti percorsi specifici per il covid-19 e ci diranno che all’interno delle strutture ospedaliere non ci sarà commistione tra i reparti covid e quelli non covid. Ma siamo sicuri di questo? Siamo sicuri che non si aumenterebbe il rischio di favorire la diffusione del virus?”
Parole dure quelle dell’ex assessore di Italia Viva, dubbi sicuramente leciti e fondati, che sappiamo, da vie informali, essere almeno in parte sostenute persino da medici. Dubbi, che anche stamani altri consiglieri di maggioranza hanno rilanciato, chiedendo al sindaco Valenti – che già si è più volte lamentata dell’Asp e unita a tutti gli altri sindaci agrigentini appellandosi addirittura al Presidente della Repubblica Mattarella – di vigilare affinché non vengano operate scelte dissennate circa l’utilizzo dell’ospedale saccense per creare reparti o aree covid, seppur con i famosi “percorsi di accesso diversificati e divisi”.
Tuttavia, se dalla maggioranza o presunta tale sono ormai parecchie le lamentele circa le disposizioni e l’atteggiamento dell’Asp e della Regione verso il territorio saccense, nulla si è ancora udito da buona parte delle opposizioni che sul tema sembrano ancora latitare, salvo richiamare a un generico bisogno di uno “sforzo corale della politica” che però non pare riguardare la questione de quo. Vogliamo sperare che tale mancanza d’iniziativa sia da additare ad una grande ponderazione circa le rimostranze da fare e che comunque saranno fatte nell’immediato futuro e non invece dovute a dettami di partito secondo cui è meglio non polemizzare contro Asp e Regione.
Giornalista Direttore responsabile di Fatti&Avvenimenti. Nato a Partinico (PA), ma saccense. Ha sempre vissuto a Sciacca, dove fin da giovanissimo si è appassionato alla politica locale. Scrive da quando aveva 17 anni, scrive di tutto perché “così è giusto che sia”. Ha scritto principalmente per il giornale ControVoce di Sciacca e per il Fatti&Avvenimenti, ma suoi articoli sono apparsi anche sui quotidiani La Valle dei Templi.net, LinkSicilia (MeridioNews), La Voce di New York e tanti altri giornali agrigentini, regionali, nazionali ed internazionali. Da Gennaio 2017 è corrispondente italiano per la rivista francese Lumieres Internationales Magazine. Scrittore a tempo perso. E’ anche uno studente di Giurisprudenza. Coltiva da anni la passione della musica e del canto ed ha una sua band. Non chiedetegli cosa voglia fare da grande, perché non lo sa.