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Sciacca, Terme e Samonà. Di Paola: “Armao è amministratore regionale o leader politico all’opposizione della Giunta Valenti?”


Dalle dichiarazioni di sabato dell’ass.re Regionale Armao e del sindaco Valenti sembrava i che rapporti tra Comune di Sciacca e Regione si fossero distesi, ma ci pensa oggi il consigliere di maggioranza Simone Di Paola a riaccendere il fuoco delle polemiche

“Ho ascoltato le parole del vicepresidente della Regione Armao in merito alle terme ed al nostro Teatro Popolare e desideravo esprimere alcune personalissime riflessioni sul tema: – scrive Simone Di Paola –  Va detto innanzitutto che in tutte le dichiarazioni rilasciate dall’Assessore Armao in questi giorni non ho ben compreso dove finisse di parlare l’amministratore regionale e dove iniziasse l’uomo politico ed il leader siciliano di un partito la cui collocazione a Sciacca è chiaramente all’opposizione dell’attuale giunta comunale; sarebbero entrambe dimensioni legittime, ma è chiaro che la reazione di un osservatore terzo sarebbe ben diversa.

Tanto per essere chiari: io penso – spiega il consigliere di maggioranza – che il nuovo governo regionale ha tutti i diritti, se lo ritiene opportuno, di modificare la legge che attribuisce alla Regione stessa la possibilità di affidare In concessione il patrimonio termale al comune di Sciacca, modificando dunque l’iter da essa conseguente. L’assessore Armao è titolato a cambiare le scelte politico-amministrative assunte dai suoi predecessori ovvero confermarle nella sostanza, può proseguire in linea di continuità o invece fare scelte diverse, come quella della nomina di un advisor che segua le procedure del bando.

Egli, in rappresentanza di un governo appena eletto, ha tutti i titoli per fare scelte che ritiene più opportune.

Ma quando si tira In ballo l’amministrazione comunale di Sciacca, facendo trasparire presunte responsabilità della stessa rispetto ad una procedura che consegue da una legge regionale, una cosa non si può fare, ovverosia smontare e rimontare la verità dei fatti a seconda delle contingenze politiche: va detto dunque con molta onestà che la legge che ha introdotto la possibilità che le Terme fossero affidate al Comune, affinché fossero le autorità comunali a seguirne l’iter successivo precede l’elezione a sindaco di Francesca Valenti. Una legge, dunque, non pensata né voluta dall’attuale primo cittadino, la quale, al tempo della sua adozione da parte dell’ARS, nemmeno ci pensava a fare il sindaco della città e che, una volta insediata, ha saggiamente provato ad ottimizzare il più possibile le opportunità che da tale legge discendevano, provando a sollecitare, tanto il precedente governo, quanto quello attuale, affinché le si desse concreta attuazione.

Dirò di più: sono stati i nostri predecessori, ben prima di noi a dire alla Regione Siciliana “Dateci le Terme che ci pensiamo noi!”, come risulta da copiosa documentazione stampa, in questo supportati dal centrosinistra locale che, a suo tempo opposizione, condivise l’approccio dell’amministrazione del tempo e dunque l’impianto della legge che ne conseguì.

Ora, se il Governo Musumeci vuole cambiare musica faccia pure, ma ci dica al più presto e con chiarezza quale percorso giuridico, legislativo ed amministrativo intende perseguire sul tema; a noi interessa solamente riaprire quei cancelli.

In secondo luogo va detto che se le operazioni di verifica della consistenza del patrimonio termale non si sono ancora concluse, i primi a dolersene sono proprio gli attuali amministratori locali, con in testa il sindaco Valenti, la quale in questi mesi più e più volte ha richiesto alle autorità regionali competenti di poter iniziare le operazioni necessarie, che tuttavia soltanto da pochi giorni sono state autorizzate e che pare stiano procedendo speditamente.

In ultimo, il teatro popolare: che esso sia chiuso e preda dei vandali è un’ignominia che ferisce tutti noi, ma di chi è la responsabilità? A chi appartiene il teatro? Chi ne concede l’utilizzo a mezzo concessione? Chi, se non il legittimo proprietario, ovverosia la Regione Siciliana?

È vero che al Samona’ si sono svolte in passato belle iniziative che lo hanno reso vivo e vitale e questo va certamente ad onore e merito di chi le ha promosse; ma è anche vero che ciò è stato reso possibile grazie ad appositi atti concessori al Comune di Sciacca da parte della Regione, nello specifico dal tanto vituperato Governo Crocetta, che viene ricordato solo per le cose negative e non per essere stato il primo governo a concedere in uso al Comune il Teatro popolare.

Una volta scadute tali concessioni il Comune di Sciacca, per il tramite della nuova amministrazione, ne ha richiesto il rinnovo, sentendosi rispondere, dopo molto tempo e con pochissimo preavviso che il teatro lo si sarebbe potuto concedere solo per la miseria un paio di mesi, senza che vi fossero, cosi pare a detta dei nostri uffici, i tempi materiali per organizzare o allestire alcunché di significativo.

Ed allora bisogna essere chiari e netti: se si vuole che il teatro funzioni, che venga reso operativo, funzionante e curato, la Regione assuma la decisione di affidarlo seriamente al Comune di Sciacca, non per qualche settimana o per un paio di mesi, ma dando continuità all’affidamento; altrimenti la Regione, per il tramite del nuovo governo, si rimbocchi le maniche ed abbia la forza ed il coraggio di gestirlo in prima persona; ma non può pensare di non fare alcuna scelta, salvo poi gettare la croce addosso ad un ente, il Comune per l’appunto, che ad oggi non ha alcun titolo giuridico per fare nulla su quella struttura.

In conclusione, io auspico davvero che dietro il costante richiamo alla parola concertazione, più volte utilizzata dall’Assessore Armao nelle sue dichiarazioni di sabato, ci sia la reale volontà di collaborare con il nostro Sindaco per il bene supremo della città di Sciacca; soprattutto mi auguro che questi sentimenti, della cui genuinità non ho motivo di dubitare, non vengano influenzati o condizionati dalle dinamiche politiche locali che troppo spesso generano contrapposizioni sulla testa dei saccensi, perfino rispetto a temi sui quali dovremmo (il condizionale è d’obbligo) essere tutti uniti”.