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Sea Watch. Per la Cassazione “Carola non andava arrestata” e rigetta il ricorso della procura di Agrigento


La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso della procura di Agrigento contro la scarcerazione di Carola Rackete, scrivendo di fatto la parole fine sulla vicenda

Con questa pronuncia della Corte di Cassazione sul caso di Carola Rackete, cala definitivamente il sipario. L’ultimo organismo giudicante infatti ha stabilito che il rilascio della capitana della Sea Watch 3, operato nel luglio scorso dal gip di Agrigento Alessandra Vella, era legittimo.

La vicenda è stranota e risale alla notte tra il 28 ed il 29 giugno, quando Carola Rackete, al comando della nave Sea Watch 3, appartenente all’ong tedesca Sea Watch, con diversi a bordo migranti recuperati davanti le coste libiche, decise di violare le disposizioni imposte dell’allora ministro degli Interni, Matteo Salvini ed entrò nel porto di Lampedusa non fermandosi neanche davanti ad una motovedetta della Guardia di Finanza, speronandola e mettendo in un serio pericolo la vita dei militari a bordo.

Carola per quell’azione venne arrestata e posta ai domiciliari. Ma nella serata del 2 luglio, proprio al limite del tempo massimo previsto per la pronuncia, il Gip del tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, decise di scarcerare Carola Rackete. Una decisione che la procura di Agrigento guidata da Luigi Patronaggio non accettò e contro la scarcerazione presentò ricorso in cassazione.

Oggi arriva la sentenza della Corte di Cassazione che chiude definitivamente la vicenda dando ragione al Gip. Le motivazioni della sentenza su Carola Rackete verranno rese note entro 30 giorni.