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Senato. Salta il ddl Zan: l’aula esulta. Salvini: “Sconfitta l’arroganza di PD e M5S”


Il ddl Zan muore in senato sotto scroscianti applausi, approvata la tagliola di Lega e Fratelli d’Italia con 154 voti a favore. La discussione sul Ddl potrà ripartire in commissione non prima di sei mesi, ma necessariamente si dovrà iniziare da un nuovo testo

Il ddl Zan crolla sotto il voto dell’Aula del senato che festeggia. Ha funzionato la “tagliola” con voto segreto voluta da Lega e Fratelli d’Italia. Il Senato ha approvata la proposta dei maggiori partiti di centrodestra con 154 voti a favore, 131 contrari e 2 astenuti.

Il ddl Zan è dunque affossato: la discussione su questi temi potrà ripartire in commissione non prima di sei mesi, ma necessariamente si dovrà iniziare da un nuovo testo.

Insieme all’Aula esulta il Leader della Lega Matteo Salvini che dichiara: “Punita l’arroganza di Letta. Ha rifiutato ogni dialogo e ogni proposta di cambiamento arrivate dalle famiglie, dalle associazioni, dal Papa e da esponenti del mondo LGBT e femminista. Risultato? DDL Zan bocciato, mesi e anni di discussioni inutili. Se si vuole ripartire da basi solide e condivise, togliendo dalla contesa i bambini, la libertà di educazione e la censura per chi ama e difende la famiglia, la Lega c’è”.

Dello stesso tenore il commento della leader di FdI, Giorgia Meloni: “Cala il sipario sul ddl Zan, una pessima proposta di legge che Fratelli d’Italia ha contrastato con coerenza e nel merito fin dall’inizio. Non abbiamo mai cambiato idea e lo abbiamo dimostrato oggi in Senato: siamo stati l’unico gruppo interamente presente e unito nel voto.

È una vittoria che non appartiene solo a noi ma anche a tutte le realtà, le associazioni, le famiglie e i cittadini che in questi mesi si sono battuti ad ogni livello per denunciare follie, contraddizioni e aspetti negativi di una follia firmata Pd-Cinquestelle di cui l’Italia non aveva alcun bisogno.

Patetiche le accuse di Letta, Conte e della sinistra: i primi ad aver affossato la legge sono i suoi stessi firmatari, Zan in testa, che in questa proposta hanno scritto e difeso fino alla fine norme e principi surreali (dal self-id al gender nelle scuole) che nulla avevano a che fare con la lotta alle discriminazioni.”.

Anche Forza Italia dice la sua con Mariastella Gelmini, ministro per gli Affari regionali: “Quel testo non andava bene: serviva il dialogo e un positivo confronto che qualcuno ha inspiegabilmente rigettato”.

Lamentele arrivano invece dagli sconfitti PD e M5S che aveva fatto del ddl il proprio stendardo: “Hanno voluto fermare il futuro e riportare l’Italia indietro. Sì, oggi hanno vinto loro e i loro inguacchi, al Senato. Ma il Paese è da un’altra parte. E presto si vedrà” replica il segretario Pd, Enrico Letta. “Il ddl Zan è stato spazzato via, nel segreto dell’urna. Vergognoso” commenta il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

Grande sconfitto anche il primo promotore del ddl, Alessandro Zan e le associazioni per i diritti dei gay, primo tra tutti il Movimento arcobaleno: “Non potevamo fare niente contro la tagliola, se non rinviarla per poco. Una forza politica si è sfilata dalla maggioranza solo per un gioco legato alla partita del Quirinale. Chi si è nascosto dietro al voto segreto si assumerà le sue responsabilità davanti allo specchio di casa”. E poi aggiunge: “Responsabile di questo voto è chi per mesi, dopo l’approvazione alla Camera, ha seguito le sirene sovraniste che volevano affossare il ddl. È stato tradito un patto politico che voleva far fare al Paese un passo di civiltà. Le responsabilità sono chiare”.

Zan del resto aveva chiesto a Casellati di non concedere il voto segreto che “avrebbe potuto uccidere la legge”. Ed effettivamente è quello che è successo. “Piuttosto di fare una porcata, e io me ne intendo, preferisco fermarci qui”. A dirlo è stato il senatore leghista Roberto Calderoli, illustrando la richiesta di andare direttamente al voto finale, evitando l’esame degli emendamenti per ogni singolo articolo e andando a scrutinio segreto: “Ciascuno possa esprimersi liberamente nel segreto dell’urna – ha aggiunto -. Fermiamoci oggi. Non è una bocciatura di una legge, si può ripartire immediatamente ad esaminare un testo vero, meglio uno stop oggi che un ahimé domani”.