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Si è spento Santo Vitale, colui che pescò il Melqart nel ’55


Si è spento oggi all’eta’ di 85 anni, Santo Vitale, il pescatore che a bordo dell’Angelina Madre, della flotta saccense,tra Sciacca e Selinunte nel gennaio del 1955, ad una distanza di 20 miglia dalle coste siciliane, pescò il famoso “Melqart di Sciacca”.

Un ritrovamento che ha letteralmente fatto storia, sia in archeologia che in giurisprudenza. Una storia davvero curiosa che merita di essere raccontata. Alla scoperta del prezioso reperto inizialmente, non fu data alcuna importanza. Per questo, Santo Vitale la portò con sé e fu esposta nel negozio di generi alimentari del padre Calogero.

Dopo qualche tempo il manufatto venne notato da Giovanni Tovagliari, il quale lo comprò, e su questo gira la leggenda che l’abbia addirittura barattata con alcuni fiaschi di vino.

Tovagliari, rendendosi conto dell’importanza storica, lo sottopose all’esame di un esperto che ipotizzò si trattasse di una statuetta fenicia (IX-XI sec A.C.) che raffigurava molto probabilmente la divinità Melqart; solo in tempi recenti la si attribuirà a Reshef. Altre statue del genere erano state rinvenute al mondo, ma questa le superava in importanza, specie per le sue dimensioni.

Appena saputa la notizia, la Sovrintendenza ai Beni Culturali della Provincia Di Agrigento richiese il Melqart, come proprietà dello Stato poiché per le legge italiana tutti i reperti con questa rilevanza storica sono di interesse statale. Ma Tovagliari decise di donarlo al Comune di Sciacca, che lo accettò.

Ad un certo punto intervenne anche l’armatore Scaglione, proprietario del motopesca che lo aveva ritrovato, il quale riteneva che le sfera di applicazione della legge italiana era limitata al territorio italiano e al mare territoriale. Egli pertanto richiedeva che il Melqart fosse dichiarato di sua proprietà, come un “res nullius”, poiché era stato ritrovato dal suo motopesca.

Da queste pretese scaturì infine una sentenza nel 9 gennaio 1963, con cui il tribunale di Sciacca pose fine a questa diatriba decretando che il motopesca battente bandiera italiana era considerato parte del territorio italiano. Pertanto ci si ritrovava in una situazione analoga ad un ritrovamento in terraferma per il quale vige le legge italiana sui beni culturali.

Per questo il Melqart fu dichiarato proprietà dello Stato e dato al Sovrintendente ai Beni Culturali di Agrigento, il quale concordò un baratto con il Museo Archeologico Regionale di Palermo, ottenendo in cambio un altro reperto.