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Sicilia. Bonus alimentare a famiglie indigenti: ecco a chi andranno i 100 milioni della Regione e i 40 statali


Sabato scorso il governo regionale ha stanziato 100 milioni di euro per i siciliani più bisognosi, vittime sociali del coronavirus, poche ore dopo il governo nazionale ha stanziato altri 400 milioni, di cui 43,3 andranno alla Sicilia

La povertà in Italia con la pandemia che ha bloccato quasi tutte le realtà lavorative e soprattutto quelle “in nero” – che malgrado tutto consentivano a una non trascurabile fascia della popolazione di” sopravvivere alla giornata” –, ha raggiunto numeri inimmaginabili e toccato fasce di popolazione che quindi dall’avere “un’economia precaria” sono scivolate nell’indigenza vera e propria. Una situazione che rischia di fare esplodere il tessuto sociale, a cui Regione e Governo centrale stanno tentando di mettere una pezza.

Ai 390 Comuni dell’isola andranno dunque i 100 milioni stanziati dalla Regione più i 43,3 milioni del governo, starà poi ai sindaci gestire la quota assegnata al singolo comune ed indirizzarla ai loro cittadini più bisognosi per l’acquisto di generi alimentari e buoni spesa e la cifra divisa per abitante appare non sufficiente.

Dei 400 milioni stanziati complessivamente dal Governo Conte alla Sicilia andranno 43,4 milioni, che sono il 10,75% del totale.

La suddivisioni dei 400 milioni è stata così eseguita: l’80% del fondo per complessivi 320 milioni di euro, è ripartito in proporzione alla popolazione residente di ciascun Comune (confermato che il contributo minimo spettante non può in ogni caso risultare inferiore a euro 600).
L’altro 20% (per complessivi euro 80 milioni) si concentrerà nelle zone più povere in base al parametro della distanza fra il reddito pro capite del Comune e quello medio nazionale.

In base a tale metodologia di ripartizione, alla Sicilia, già povera da prima del Coronavirus, sono toccati: 26,4 milioni dall’80% dei 400 milioni e 17 milioni dal 20% dei 400 milioni diversamente suddiviso. Alla Sicilia è dunque toccato il 21,25% degli 80 milioni assegnati alle zone più povere d’Italia.

Un balletto dei numeri imponente, ma che probabilmente avrà effetti molto limitati nei tempi sulle famiglie: “I fondi per gli aiuti alimentari alle persone, 400 milioni di euro, saranno sufficienti per 2/3 settimane, ha dichiarato il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando parlando degli aiuti stanziati dal governo Conte.

Questa la ripartizione alle nove città Capoluogo di Provincia: 444.627,71 euro ad Agrigento, 472.337,96 euro a Caltanissetta, 2.559.511,62 euro a Catania, 189.881,21 euro ad Enna, 1.707.591,31 euro a Messina, 5.143.562,76 euro a Palermo, 538.631,77 euro a Ragusa, 901.655,75 euro a Siracusa, 547.508,51 euro a Trapani.

Diverso il discorso per i 100 milioni che il governatore Nello Musumeci, ha destinato alla lotta alla povertà nell’isola che “Devono andare direttamente ai sindaci siciliani, che sono in trincea anche rispetto alla bomba sociale”.

Musumeci ha subito precisato chi sono i destinatari, perché come al solito in presenza di soldi, si è immediatamente scatenato “l’assalto alla diligenza”, con proposte di gestione “indecenti”, che però sono state subito archiviate.

Questi fondi dovrebbero arrivare dai plafond europei di Poc e Fse, ma gli uffici stanno valutando la compatibilità del loro utilizzo straordinario con il quadro normativo nazionale e comunitario. Quello che dovrebbe essere certo è che lo storno, sarà “a saldo zero” rispetto ai progetti già finanziati con i 100 milioni.

Ma vediamo come al momento si pensa di distribuire questi 100 milioni, che verranno erogati ai Comuni a trance, partendo da un’iniziale 30%, distribuiti con il criterio demografico, ovvero in base al numero di abitanti e adeguandolo in base a specifiche differenze fra aree metropolitane e interne, ma anche fra singole realtà territoriali.

Questi soldi, secondo lo studio della Regione che piace anche all’Anci, dovrebbe concretizzarsi in un contributo diretto o attraverso dei voucher, destinati:

  • ai cittadini che non percepiscono reddito di cittadinanza o di altre fonti di reddito;
  • a chi ha un reddito di cittadinanza o di pensione sociale inferiore a 600 euro mensili;
  • ai nuclei familiari ritenuti idonei, che abbia come beneficiari, i soggetti più esposti ai rischi derivanti dall’emergenza da coronavirus;
  • infine si valuteranno ulteriori, omologhi criteri integrativi.