Anche in Sicilia il Pd targato Matteo Renzi in questo secondo turno di ballottaggio subisce una sonora sconfitta e vince solo in due comuni: troppo poco per un partito che aspira a vincere le elezioni regionali del prossimo anno.
Lo spettacolo andato in onda ieri in Sicilia, è stata una replica di quello nazionale il M5S fa l’en plein, conquista tutti e tre i ballottaggi in cui correva e mette una seria ipoteca sul futuro governo dell’isola.
I grillini, trionfano con il 72 per cento delle preferenze sia a Porto Empedocle con Ida Carmina, che a Favara con Anna Alba, surclassando le rispettive avversarie, Gabriella Bruccoleri e Orazio Guarraci, entrambi candidati del Pd. Il risultato fa ancora più impressione, perché ottenuto in quello che ormai possiamo considerare l’ex feudo di Angelino Alfano, e perché no, anche di Lillo Firetto, che per anni hanno fatto della zona il loro giardino personale. Ricordiamo che Firetto è stato sindaco di Porto Empedocle per ben due legislature, con elezioni di tipo “Bulgaro”.
Ad Alcamo non c’era storia già in partenza, Domenico Surdi forte del 48% del primo turno, stravince senza colpo ferire. Anche qui, cade un feudo, quello di dell’ex senatore Nino Papania il quale, per un ventennio, è stato il dominus incontrastato del comune in provincia di Trapani.
Il Pd si consola riuscendo a mantenere solo la piccola cittadina di Noto con Bonfanti e conquistare Canicattì con Di Ventura. Veramente poca cosa nella regione in cui i renziani di Davide Faraone, ambiscono a soffiare la sedia al governatore Crocetta. Il segnale che arriva da questa tornata elettorale è più di un campanello d’allarme in vista delle elezioni regionali del prossimo anno.
Il centrodestra ha praticamente fatto “pendant” con il PD. Anche per loro, sono solo due le bandierine da sventolare, Gino Ioppolo a Caltagirone e Giovanni Moscato a Vittoria. Anche qui davvero poca roba, sopratutto se confrontata con il 61 a zero dei tempi che furono.
Quella di ieri per la Sicilia è stato il preludio per gli appuntamenti a venire. A breve, prima delle regionali, si voterà a Palermo, con un Leoluca Orlando, che durante la lunga maratona elettorale, ha fatto intendere che non gradisce l’appoggio del Pd: “La linea di pretendere di riportare i sindaci sotto il controllo e dentro i recinti dei partiti, politica di cui la cacciata di Ignazio Marino è stata emblema e conferma, si dimostra disastrosa, mortificando i candidati del Pd anche e al di là dei meriti e demeriti dei singoli candidati e sindaci coinvolti. Non è certamente un caso la vittoria di Luigi De Magistris, cui rinnovo un abbraccio”. A noi il concetto è sembrato chiarissimo, chissà come lo avrà interpretato Davide Faraone.