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Sicilia, Orari chiusura Dpcm. Musumeci prepara legge per decidere in autonomia e aggirare il No di Roma


La mossa di Musumeci sembra chiara: nessuna sfida aperta a Roma, ma pronta una legge quadro per superare i poteri del Governo Centrale e “adeguare la ripresa delle attività economiche all’andamento effettivo del contagio nell’Isola”

Musumeci non vuole lo scontro con Roma, non per paura del Boccia di turno, ma perché emanare un’ordinanza impugnata dal governo e stracciata dalla magistratura qualche giorno dopo, serve a poco. Così il governatore nella serata di ieri ha scelto la strada della legge-quadro: una norma che, detto in soldoni, dà al Presidente della Sicilia la facoltà di “adeguare la ripresa delle attività economiche all’andamento effettivo del contagio nell’Isola”. Praticamente pieni poteri, verso tutti, compreso Conte: libertà di deroga sia in senso restrittivo – come sarebbe già consentito – sia in senso estensivo, facoltà proibita dal Governo di Roma.  

L’idea era trapelata ieri durante un incontro con una delegazione di ristoratori palermitani, ricevuti dal presidente della Regione poco prima della giunta. Purtroppo però in politica non esistono “bacchette magiche” e l’idea di Musumeci rischia di scontrarsi seriamente con le tempistiche delle leggi ordinarie, ben più dilatate rispetto a quelli di un’ordinanza.

A ricordarlo è stato il deputato dell’UDC Danilo Lo Giudice: “Non possiamo lasciare allo sbando i nostri imprenditori per altri 15 giorni, continuando a prendere in giro i siciliani – dice il deputato all’Ars – un disegno di legge necessita di non meno di 15-20 giorni. L’ordinanza avrebbe effetto immediato ed è l’unica risposta concreta plausibile”.

Lo Giudice, se non si tiene conto del fatto che un’ordinanza durerebbe ben poco, non ha tutti i torti: la prossima seduta dell’Ars si terrà il prossimo 3 novembre, quindi anche se il disegno di legge venisse approvato lo stesso giorno, la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale avverrebbe l’indomani e poi bisognerebbe attendere altri 15 giorni per l’entrata in vigore. A quel punto, sarebbe già almeno il 19 novembre, appena cinque giorni prima della scadenza del Dpcm, salvo possibili proroghe da parte del Governo Conte.

Va ricordato però che a quel punto scardinare una legge non sarebbe poi così facile né giuridicamente tantomeno politicamente, dato che rappresenterebbe la volontà non della Giunta Musumeci, ma del Parlamento Siciliano.

Ad ogni modo, il testo è diviso in 4 articoli ed a farla da padrone sono i primi due: “1) Al fine di contemperare la tutela delle libertà e dei diritti fondamentali delle persone con la necessità di contrastare e contenere il diffondersi del virus – si legge – sul territorio della Regione siciliana l’esercizio e la ripresa graduale delle attività economiche, produttive, culturali, ricreative, sportive e delle relazioni sociali è disciplinata, in ragione dell’andamento epidemiologico e, comunque, entro i limiti dei principi e interessi generali cui si informa la legislazione dello Stato”. L’articolo specifica che le attività “sono condizionate dall’osservanza rigorosa e responsabile delle misure di sicurezza fissate dalla Linee guida vigente, ovvero, in mancanza, dai protocolli nazionali”. L’articolo 2, invece è il vero fulcro del provvedimento: “Fino a cessazione dello stato d’emergenza le attività di cui all’articolo uno sono disciplinate con apposita ordinanza del presidente della Regione, sentito il parere del Comitato tecnico scientifico e a condizione che sia possibile garantire il rispetto delle misure igienico-sanitarie”.

Un’assunzione di responsabilità totale da parte del Governo Regionale, ma anche una presa totale del potere di controllo sulle misure restrittive anti-pandemia.

Il Governatore Nello Musumeci però nega che sia un assalto ai poteri romani: “In Sicilia stiamo applicando lo stesso principio adottato dalla Provincia autonoma di Bolzano nello scorso maggio che assicura il rispetto dei valori costituzionali della sussidiarietà e della leale collaborazione. Quindi, chi parla di ‘scontro’ con lo Stato è solo in malafede. Siamo tutti consapevoli dei tempi difficili che ci attendono e della necessità di contenere la diffusione del virus, ma rivendichiamo anche responsabilità di anticipare e accompagnare la ripartenza per meglio rispondere alle specifiche esigenze del territorio siciliano”.

Anche il resto della Giunta Musumeci nega scontri con Roma e parla addirittura di “leale collaborazione”, come l’assessore alle Attività produttive Girolamo Turano, che ieri sera diceva: “Sono convinto che le Regioni e nello specifico la Regione Siciliana abbiano tutte le carte in regola per costruire nello spirito di piena collaborazione con il governo centrale provvedimenti che tengano conto delle specifiche esigenze territoriali”.

Una linea apparentemente soft quella di Musumeci che ha evidentemente attratto anche Italia Viva di Renzi con il capogruppo all’Ars Nicola D’Agostino che ha dichiarato: “Ben venga una legge che, facendoci assumere responsabilità, ci rende più autonomi. Il nostro ordine del giorno era rivolto a non perdere di vista tutti gli interessi in ballo e ad affrontare i problemi con intelligenza e maturità”.