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Sicilia. Ugl, giù le mani dalle prerogative statutarie. No a sugartax e plastictax


“Cambiano le stagioni, cambiano gli attori ma la musica è sempre la stessa, la Sicilia mortificata dalla prepotenza istituzionale di chi governa a Roma e pretende di decidere ogni cosa nell’Isola, prevaricando le prerogative statutarie a danno dei siciliani e del loro futuro”

A dichiararlo è Giuseppe Messina, Segretario dell’Ugl in Sicilia, che aggiunge: “Bene ha fatto il governo regionale ad impugnare davanti alla Corte Costituzionale alcune norme della legge di bilancio 2020 dello Stato”.

“Si tratta di norme i cui effetti negativi ricadono sulla Sicilia ed i siciliani – continua il Segretario dell’Ugl – che accentuano il potere decisionale nelle mani dei governanti romani modificando pericolosamente l’assetto e l’equilibrio istituzionale. Come Ugl esprimiamo forte dissenso e sosteniamo la scelta del governo Musumeci di impugnare le citate norme davanti la Corte Costituzionale”.

“Fa riflettere la scelta del governo nazionale – insiste Messina – perché danneggia la Sicilia dato che non servirà più, infatti, l’intesa con la Regione Siciliana per riclassificare le risorse nazionali destinate alle politiche di coesione e quelle del Fondo per lo sviluppo e la coesione, così come il presidente dell’Autorità di sistema nella gestione delle due Zes istituite in Sicilia, che era indicato d’intesa tra Stato e Regione, adesso con norma contenuta nella legge di bilancio 2020 statale è sostituto da un Commissario straordinario scelto unilateralmente dal governo nazionale.
Condividiamo anche la decisione dell’esecutivo regionale di impugnare le norme istitutiva della sugartax e della plastictax che in Sicilia potrebbe produrre effetti negativi sull’occupazione”.

Per Ugl la ricetta giusta è quella di attivare una politica volta a incentivare la conversione industriale che può produrre benefici superiori rispetto alle finalità della norma in questione, garantendo i livelli occupazionali in Sicilia. Ci sono circa 200 lavoratori più l’indotto del catanese che rischiano il licenziamento con il rischio di delocalizzazione dell’insediamento produttivo.