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Smart working, cosa ne pensano i lavoratori due anni dopo il boom

A un paio d’anni dalla corsa allo smart working, resasi necessaria per molte organizzazioni per far fronte alle difficoltà connesse all’emergenza pandemica, lavoratori e aziende iniziano a tirare le somme su quello che da fenomeno del momento è divenuto una realtà consolidata, non soltanto all’estero ma anche in Italia. Dati interessanti arrivano in particolare da un report di NFON, che evidenzia opinioni contrastanti in merito ai pro e ai contro di questa scelta.


Lo smart working nell’era del digitale

In questi ultimi anni abbiamo visto nascere e diffondersi rapidamente nuove tecnologie che, sfruttando il web, hanno semplificato e velocizzato numerose attività. Grazie a internet veloce prima e ai dispositivi mobili poi è diventato molto più facile mettersi in contatto con persone connesse da ogni parte del mondo oppure accedere a contenuti di intrattenimento come musica, serie TV e giochi online, ma anche trovare in ogni momento opinioni e commenti sugli stessi servizi, come nel caso delle recensioni sempre aggiornate sui casino digitali, presenti su appositi portali come VegasSlotsOnLine.

Qui, in particolare, è possibile trovare in ogni momento dettagli riguardanti le differenze tra le varie offerte degli operatori del settore e confrontare offerte e bonus disponibili, ma anche approfondire altri aspetti legati per esempio alle modalità di pagamento accettate e ai protocolli di sicurezza adottati per proteggere i dati degli utenti. In questo modo chi è interessato a creare un account di gioco, può valutare nel dettaglio tutte le proposte e solo in un secondo momento scegliere la piattaforma da utilizzare, magari dopo aver anche usufruito di un periodo di prova gratuita, un servizio che risulta essenziale anche in altri ambiti come quello delle recensioni relative agli e-commerce.

Oltre ad aver avuto un impatto enorme sull’intrattenimento, le tecnologie digitali si sono rivelate estremamente utili in ambito lavorativo, mettendo a disposizione delle aziende e dei professionisti strumenti di fondamentale importanza per automatizzare le operazioni, facilitare i contatti e rendere possibile il lavoro a distanza, un’opportunità quest’ultima che ha dato vita alla filosofia dello “smart working”.

L’attuale situazione dello smart working in Europa

A fare luce sull’attuale condizione dello smart working in Europa è un report realizzato da NFON, focalizzato in particolare sul benessere del lavoro da casa ed effettuato analizzando dati relativi a sei Paesi europei, tra cui l’Italia. Nello specifico, l’indagine ha voluto soffermarsi sui reali vantaggi e svantaggi del lavoro agile, chiedendo ai diretti interessati quali siano stati, nel periodo dedicato allo smart working, i punti di forza e di debolezza di questa modalità.

Le opinioni dei lavoratori in merito sono state contrastanti, dal momento che a fronte di un generale apprezzamento per questa possibilità non sono mancate criticità e interessanti spunti di riflessione. Quello che viene considerato uno dei maggiori vantaggi dello smart working, ossia la possibilità di riequilibrare vita privata e professionale, viene confermato dal 40% degli intervistati, che afferma di essere felice di poter lavorare da casa proprio per il fatto di avere più tempo da dedicare ai familiari e agli hobby.

Questo, tuttavia, non vale per tutti, infatti circa il 25% delle persone che hanno lavorato in smart working si sono ritrovati a lavorare più ore rispetto a prima e con un carico di lavoro addirittura superiore (30%). A ciò si aggiunge in alcuni casi una maggiore reperibilità anche al di fuori dei normali orari di ufficio, altro aspetto non visto di buon occhio dai lavoratori. Stando a quanto riferito da questa larga fetta di intervistati, il lavoro agile si è dunque rivelato un’arma a doppio taglio, avendo generato maggiore stress individuale senza apportare benefici evidenti sull’organizzazione del proprio tempo.

Da considerare infine l’aspetto legato alla socialità e alla condivisione degli spazi, su cui però pesa la considerazione individuale del proprio ambiente lavorativo abituale: se al 36% manca la possibilità di chiacchierare con i colleghi e di trascorrere del tempo con altre persone, infatti, oltre la metà delle persone raggiunte dall’indagine (il 57,3%) si dice contento di non dover vivere un’ampia fetta della giornata con soggetti ritenuti sgradevoli.

La grande varietà di risposte probabilmente dipende anche da come le diverse realtà hanno approcciato lo smart working, ma aprono a importanti riflessioni sul futuro di questa modalità organizzativa e sulla possibilità di migliorarne l’applicazione nelle diverse fasi.