Il primo ministro inglese costretto a cambiare strategia: non darà l’ok di propria iniziativa a Kiev di lanciare attacchi con missili a lungo raggio contro obiettivi in Russia, poiché i sistemi di guida statunitensi sono considerati cruciali per garantire che i missili Storm Shadow colpiscano il loro obiettivo
Lo scrive il quotidiano britannico con sede a Londra, The Times citando fonti dopo che la settimana scorsa il premier laburista Keir Starmer è stato alla Casa Bianca da Joe Biden. Il premier inglese , come riporta il Sunday Times, sull’ok ai missili a Kiev è pressato dall’ex premierBoris Johnson e ben cinque ex ministri della Difesa britannici, Grant Shapps, Ben Wallace, Gavin Williamson, Penny Mordaunt e Liam Fox, che lo hanno esortato a consentire all’Ucraina di usare i missili a lungo raggio per attacchi in profondità nel territorio russo, anche senza l’appoggio degli Stati Uniti. Secondo quanto riporta il quotidiano britannico, in particolare Wallace ha detto al premier britannico che non agire ora equivarrebbe a compiacere Mosca e Johnson ha affermato che non c’è alcun motivo per ritardare tale decisione.
Ma nonostante le pressioni, Starmer si è dovuto arrendere davanti all’evidenza, gli Storm Shadow devono essere guidati dai satelliti che trasmettono le coordinate degli obbiettivi da colpire, senza questa guida diventano inutili, quindi è inutile farli lanciare. Il ragionamento del premier britannico però, avvalora quanto detto del presidente russo Vladimir Putin, che sul dare via libera a kiev di lanciare missili in territorio russo è stato molto chiaro: l’Ucraina anche se ha i missili non può raggiungere gli obiettivi in territorio russo, a meno che gli Stati Uniti con i loro satelliti non forniscano le coordinate su dove colpire. È evidente quindi che se dai coordinate e missili, la NATO è il mandante ed entra in guerra con la Russia, che dovrà rispondere “in maniera adeguata”.
Redazione Fatti & Avvenimenti