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Transinistria. Cremlino: “Situazione instabile istigata dall’estero, teniamo d’occhio gli sviluppi”

Il Cremlino continua a porre la massima attenzione sulla situazione in Transinistria, nei giorni scorsi indiscrezioni hanno riportato di movimenti di truppe ucraine sul confine e il Ministero della Difesa di Mosca ha riferito di aspettarsi “provocazioni armate” da parte delle truppe di Kiev

Sito del deposito di munizioni di Cobasna, Dmitry Peskov

“Sappiamo che i nostri oppositori, sia del regime ucraino che in alcuni paesi europei, sono in grado di inventare varie provocazioni. Siamo ben informati e ne siamo consapevoli”, lo ha ribadito oggi il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, parlando della delicatissima situazione della Transinistria, repubblica non riconosciuta al confine con l’Ucraina.

La Transinistria è una regione di confine della Moldavia su cui Chisinau rivendica la sovranità ma su cui de-facto non ha alcun controllo dal 1992, dopo la fine delle ostilità della guerra scoppiata tra Tiraspol e Chisinau. Da allora il territorio e la pace tra le due fazioni è sotto la protezione delle truppe di peacekeeping russe.

Per Mosca la Trinsinistria non è però solo una regione dell’ex URSS che già da tempo ha tenuto un referendum per aderire alla Federazione Russa, ma è anche sede del più grande deposito di munizioni dell’Europa orientale, oltre che luogo dove sarebbero tenute – anche secondo varie inchieste giornalistiche occidentali – anche armi nucleari o radioattive di vario tipo.

Situato nel villaggio di Cobasna, il deposito conosciuto, contiene infatti, secondo stime, fino a 20.000 tonnellate di armi di epoca sovietica provenienti dalla 14a Armata dell’URSS – che era di stanza proprio in Transinistria – e anche dagli ex stati della Cecoslovacchia e della Germania dell’Est. Attualmente il sito è sorvegliato da circa 1.500 soldati russi che nei giorni scorsi il Ministero degli Esteri di Mosca ha promesso di proteggere considerando qualsiasi aggressione ucraina e non come una aggressione direttamente alla Russia e promettendo, nel caso, una risposta “adeguata” da parte delle forze armate russe. 

La Russia sta dunque “seguendo da vicino i recenti sviluppi in Transnistria ed è preoccupata per l’attuale situazione nella repubblica non riconosciuta della Moldavia”, ha detto oggi Peskov in conferenza stampa affermando anche che la situazione in Transnistria è instabile ed è “istigata dall’esterno”.

Mosca teme in particolare una “false flag”, ossia che soldati ucraini – in particolare quelli del battaglione neonazista Azov – si travestano da soldati russi e creino una provocazione armata per dare la “scusa” alle truppe ucraine per entrare in Transinistria.

Alcune indiscrezioni corse di recente sui social, che spesso si sono rivelati fonte più che affidabile nella guerra ucraina e che – con dovute accortezze – vengono usati da tutta la stampa mondiale per aggiornarsi sul conflitto, hanno riferito che nella notte del 25 febbraio scorso circa 20 camion militari di Kiev sarebbero entrati nei villaggi ucraini di Topaly e Sagaydak situati al confine con la Transinistria, a soli 20 km da Cobasna e dal suo deposito di munizioni. I camion pare che provenissero da Odessa.

Sui pericoli evidenziati da Mosca sono anche intervenute le autorità di Chisinau, affermando di non aver visto alcuna minaccia diretta alla sicurezza al confine con l’Ucraina. Leggermente diverso il tono del commento del presidente della Transnistria Vadim Krasnoselsky, che ha affermato sul suo canale Telegram che non vi è alcuna minaccia tangibile per la repubblica non riconosciuta, esortando la popolazione a non farsi prendere dal panico e promettendo che in caso di minacce imminenti sarà lui stesso a comunicare la situazione.