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Trump ancora nel mirino della Procura Federale, rischia l’incriminazione per i documenti segreti trafugati

“Come può il dipartimento incriminarmi se non ho fatto niente di male, quando nessun altro presidente è stato incriminato, quando Joe Biden non verrà incriminato di niente, incluso il fatto di avere 1850 scatole di documenti, molti dei quali riservati”

E’ lo sfogo dell’ex presidente Donald Trump, scritto a caratteri maiuscoli sulla sua piattaforma social, Truth, dopo che i suoi legali hanno incontrato i procuratori federali e il consigliere speciale Jack Smith riguardo le inchieste che lo riguardano.

Secondo quanto riporta il New York Times, gli avvocati, James Trusty, John Rowley e Lindsey Halligan, hanno lasciato gli uffici del dipartimento della Giustizia senza rilasciare dichiarazioni. Subito dopo, però, Trump ha pubblicato un messaggio audio in cui fa capire che al centro dell’incontro ci sarebbe la possibilità di essere incriminato.

Trump è accusato di aver portato, a fine mandato, nella sua residenza di Mar-a-Lago, in Florida, scatole con documenti riservati, che sarebbero dovuti restare alla Casa Bianca. Di recente è emerso che il procuratore speciale Smith sarebbe entrato in possesso di un audio in cui Trump ammetteva di avere portato via documenti segreti, cosa che lui aveva sempre escluso, sostenendo di averli considerati desecretati nel momento stesso in cui lui li aveva considerati tali.

I National Archives, gli Archivi di Stato a cui spetta il compito di conservare tutti i documenti presidenziali, hanno spiegato ai procuratori federali che Trump era a conoscenza delle procedure per desecretare i documenti, ma non le aveva seguite.