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Ucraina. Cina avverte: “Non vogliamo sanzioni”. Guerra con Nato sempre più vicina?

All’indomani dell’incontro tra il capo della diplomazia Jiechi e l’americano Sullivan, l’Occidente gioca col fuoco del Dragone cinese pensando di poterlo tenere al guinzaglio: Pechino si sottometterà?

Il conflitto in Ucraina sembra volersi allargare sempre di più. La Casa Bianca sta infatti minacciando di sanzioni la seconda economia del pianeta e terza potenza militare globale – la Cina – affinché si astenga dal salvare la Russia da un potenziale default o dall’inviare di armi in Ucraina, come invece l’Occidente ha dichiarato di voler fare per combattere indirettamente Mosca.

Posizioni dure quelle prese nell’incontro di ieri al Cavalieri Waldorf Astoria di Roma dove Cina e USA si sono confrontate sul tema Ucraina, attraverso il capo della diplomazia del Partito comunista cinese Yang Jiechi ed il consigliere per la Sicurezza nazionale americano Jake Sullivan. 

Jiechi ha infatti avvertito gli Stati Uniti perché non diffondano: “false informazioni per distorcere o screditare la posizione della Cina” rispetto alla crisi in Ucraina. L’avvertimento è stato lanciato in seguito alle anticipazioni del Financial Times secondo cui la Russia avrebbe chiesto e ottenuto disponibilità di assistenza militare dalla Cina nel conflitto militare in Ucraina.

Un funzionario del Pentagono – citato dal Financial Times – rifiuta di dire se la Cina ha fornito fattivamente o meno sostegno militare alla Russia, limitandosi a precisare di osservare la “situazione da vicino. Se la Cina sceglie di sostenere materialmente la Russia in questa guerra, ci saranno conseguenze per Pechino”. Parole che ribadiscono la posizione presa da Sullivan durante l’incontro.

Pechino, avendo già definito le sanzioni occidentali come “illegittime e prive di fondamento nel diritto internazionale” nei giorni scorsi,  ha immediatamente replicato con il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian, specificando che anche il portavoce presidenziale del Cremlino, Dmitry Peskov, “ha negato ieri che la Russia abbia chiesto alla Cina di fornire assistenza militare”. Inoltre:  “Gli Usa creano e diffondono di tanto in tanto informazioni false, che non sono né professionali né etiche, per non parlare di responsabilità“.

Posizione quella di Pechino, ulteriormente chiarita dal ministro degli Esteri Wang Yi nel resoconto della telefonata avuta con il suo omologo spagnolo Jose Manuel Albares diffuso oggi: “La Cina non è parte della crisi, tanto meno vuole essere colpita dalle sanzioni”, ha affermato Wang. La Cina “si è sempre opposta all’uso delle sanzioni per risolvere i problemi, per non parlare delle sanzioni unilaterali che non hanno fondamento nel diritto internazionale, che danneggeranno il sostentamento delle persone in tutti i Paesi”.

I cinesi dunque, a parte quanto riportato dalle testate occidentali, non sembrano molto spaventati quanto più abbastanza irritati dal modo di fare della Casa Bianca. Ma realisticamente, che scenari si potrebbero aprire?

L’Occidente non bleffa. O almeno fa pensare di non farlo, le sanzioni alla Russia sono state fortissime, hanno colpito duramente anche le stesse nazioni che le hanno adottate, non si sono limitate agli enti statali ma hanno coinvolto anche le grandi aziende private e sembrano assumere tutti i contorni di una vera e propria guerra finanziaria alla Russia, tanto che nelle scorse settimante il Presidente bielorusso Lukashenko aveva avvertito che le sanzioni economiche alla Russia erano un preludio ad una possibile terza guerra mondiale.

E’ evidente quindi che la Casa Bianca voglia far rischiare o far andare in default l’Orso Russo, operazione assai difficile se l’amicizia con il Dragone Cinese si rivelasse, come annunciato, “solida come una roccia”; basti pensare che ieri Mosca ha fatto sapere che considera “lo yuan cinese una valuta di riserva affidabile”.

Dunque il prossimo bersaglio delle sanzioni occidentali a questo punto sarebbe la Cina? Se così fosse la Cina rischierebbe non poco: la Cina possiede grosso modo 1 trilione di dollari in buoni del tesoro statunitensi e dato che le sanzioni contro la Russia ed i russi sono state eseguiti al di fuori di qualsiasi quadro normativo internazionale o anche solo nazionale, anche nel caso della Cina questo potrebbe essere fatto e quindi quel trilione di dollari rischia di venire congelato. Ma non solo, le compagnie aeree cinesi usano mezzi della Boeing e Airbus e l’Occidente potrebbe bloccare i voli civili cinesi, oltre che bloccare le comunicazioni marittime e imporre il divieto alle compagnie di trasporto internazionali occidentali di entrare nei porti cinesi.

Un rischio enorme per la Cina dunque, che però vorrebbe dire pure che da quella Cina che ad oggi produce tutto o quasi, non arriverebbe più nulla o quasi. Ma l’Occidente è forte e pronto a fare sacrifici, almeno così è stato detto fino ad oggi.

Ma una domanda resta: assodato a questo punto che la questione Ucraina c’entra molto poco con scenari simili, accerchiare due delle tre maggiori potenze militari mondiali è veramente una buona idea?