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Ucraina. “Uccisi 11 mercenari italiani che combattevano per Kiev”, ma Mosca ha in mano anche Militari NATO

La guerra per procura contro la Russia in Ucraina rischia di costare caro ai Paesi Nato, ma nulla fa pensare ci possa essere una de-escalation: intanto il Corriere della Sera riferisce che Mosca avrebbe avvisato il governo italiano di 11 mercenari italiani uccisi dalle Forze Armate russe

Che le forze armate russe avessero già ucciso diversi mercenari occidentali in Ucraina – 1035 al 17 aprile -, noi di Fatti&Avvenimenti.it lo avevano riportato una settimana fa. Oggi il Corriere della Sera riferisce che il Ministero della Difesa russo avrebbe comunicato con una nota al Governo italiano che 11 mercenari italiani sarebbero morti in Ucraina mentre partecipavano ad azioni militari contro le Forze Armate della Federazione Russa.

I “foreing fighters”, “contractors” – come si usava chiamarli nella guerra in Iraq – o “mercenari” avrebbero fatto parte di un’unità di 60 mercenari italiani che hanno combattuto per Kiev nel corso del confitto, secondo la fonte del Corriere: “dieci di loro sarebbero rientrati in patria, mentre gli altri sarebbero ancora in Ucraina insieme a diverse migliaia di cittadini stranieri in armi”.

Il Corriere riferisce inoltre che nella nota ufficiale giunta a palazzo Chigi attravero i canali diplomatici con Mosca da parte del Ministero della Difesa russo sarebbe scritto: “Si può supporre che le perdite irrecuperabili aumenteranno”, avvisando inoltre che i“mercenari non sono militari e quindi non sono soggetti al diritto internazionale”.

Un avviso che forse è suonato come una novità al Corriere, ma che Mosca aveva già dato diverse settimane fa, l’ultima volta attraverso le dichiarazioni del Senatore russo, vice presidente della Commissione per le Relazioni Internazionali del Senato russo, Andrei Klimov.

Per il Corriere, la nota di Mosca avrebbe una “chiara valenza politica” e scrive: “È il segno, spiegano fonti della Farnesina, – è scritto nell’articolo – di una ‘escalation diplomatica di Mosca’, che usa toni ‘sempre meno amichevoli’ verso Roma”.

Sempre il Corriere, citando un “esponente del governo italiano” non meglio specificato, spiega che Mosca è “stizzita per il nostro atteggiamento – del governo italiano -, giudicato provocatorio“: “ripetutamente sono arrivati segnali pubblici e riservati sul fatto che staremmo aiutando Zelensky inviando armi agli ucraini e sostenendo le sanzioni, invece di agevolare la soluzione del conflitto. Si tratta di una visione distorta della realtà, è evidente. Ma è come se stessero ammucchiando pretesti che alla fine giustificherebbero azioni ritorsive russe contro l’Italia”.

Considerazioni interessanti, che però sembrano non tenere conto che la figura del mercenario è vietata e sanzionata dalla legislazione italiana proprio perchè, da tempo immemore, può essere considerata causa di azioni ritorsive contro l’Italia.

La legislazione italiana infatti all’art. 244 cod. pen. dice chiaramente che: “Chiunque, senza l’approvazione del Governo, fa arruolamenti o compie altri atti ostili contro uno Stato estero, in modo da esporre lo Stato italiano al pericolo di una guerra, è punito con la reclusione da sei a diciotto anni; se la guerra avviene, è punito con l’ergastolo.

Qualora gli atti ostili siano tali da turbare soltanto le relazioni con un Governo estero, ovvero da esporre lo Stato italiano o i suoi cittadini, ovunque residenti, al pericolo di rappresaglie o di ritorsioni, la pena è della reclusione da tre a dodici anni. Se segue la rottura delle relazioni diplomatiche, o se avvengono le rappresaglie o le ritorsioni, la pena è della reclusione da cinque a quindici anni.”

Altri articoli che vietano l’attività di “soldato di ventura” o “foreign fighter” sono l’art. 288 cod. pen. e l’art. 3, l. n. 210/1995.

Ma, precisazioni legali a parte – e che, chissà come mai, difficilmente trovano spazio sulle grandi testate di questi tempi, ma del resto abbiamo visto vantare come esempio positivo quell’indegna fotografia ritraente una bambina soldato che imbraccia un fucile in Ucraina come fosse un esempio virtuoso della resistenza – è del tutto evidente che non si sia ancora affrontato il vero elefante nella stanza: il 15 aprile scorso il senatore russo Klimov non aveva parlato solo dei mercenari, ma anche del fatto che Mosca ha fatto “prigionieri tra il personale militare dei paesi NATO, mostreremo tutto questo quando condurremo processi e il mondo intero vedrà cosa veramente è successo”.

Considerato il fatto che abbiamo già conferme che personale militare dei Paesi NATO è sicuramente stato impiegato in Ucraina – almeno con il ruolo di istruttori dei combattenti ucraini, come ripotato pochi giorni fa dal TIMES di Londra, che parla dell’impiego di uomini delle forze speciali inglesi, SAS -, diventa evidente che l’escalation diplomatica tra Mosca e i Paesi NATO non potrà che ulteriormente peggiorare, impossibile sapere fino a che punto.