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UE approva embargo al petrolio russo ma solo via mare e non per tutti e i prezzi del Brent volano oltre i 123 dollari

I capi di Stato dell’Unione europea hanno raggiunto l’accordo sul sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, ma l’embargo al petrolio russo è solo sulla carta: il divieto riguarderà quello che arriva via mare, mentre l’oleodotto Druzhba, che rifornisce l’Ungheria ma anche Germania e Polonia rimane attivo. Inoltre alla Repubblica Ceca è stata concessa una deroga di 18 mesi, mentre per tutti gli altri il divieto entrerà in vigore fra sei mesi cioè a fine 2022


Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen esultano, ma a ben vedere non per l’effetto reale che avrà sulla Russia, ma per avere evitato la “figuraccia” di non potere approvare le sanzioni.

Il primo effetto visibile del sesto pacchetto delle sanzioni è il rialzo del prezzo petrolio, non appena i mercati internazionali hanno appresa la notizia, sui circuiti elettronici il brent è schizzato a 123,30 dollari (+1,34%), mentre il Wti avanza dell’1,21% a 118,64, tutto per la gioia di Mosca che da secondo esportatore mondiale, vede aumentare i guadagni.

Anche il premier ungherese Viktor Orban festeggia l’accordo e commenta: “Noi siamo esenti”. Come dargli torto, ha ottenuto, ponendo il veto, tutto quello che aveva chiesto nonostante l’Ue, anche nelle conclusioni del vertice, insista sul “temporaneità” della deroga e sulla necessita’ di “tornare quanto prima” in Consiglio per superarla.

Non mancano i malumori di alcuni Paesi, Italia compresa, che hanno perplessità sul rischio che Germania e Polonia possano sfruttare a loro vantaggio la deroga ottenuta dall’Ungheria. In ogni caso, sempre per soddisfare un’ennesima richiesta di Budapest, il Consiglio ha stabilito che “in caso di interruzioni improvvise della fornitura, saranno introdotte misure di emergenza per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento”.