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UE divisa su embargo petrolio russo: Slovacchia vuole esenzione, Ungheria minaccia veto

Il sesto pacchetto di sanzioni alla Russia pare che stia facendo traballare la stessa Unione Europea: se la Germania dopo la riunione di Ramstein pare molto più dura verso Mosca, la Slovacchia ha già comunicato pubblicamente che chiederà un’esenzione, mentre l’Ungheria di Viktor Orban ha minacciato di porre il veto ed ha definito l’import di materie energetiche russe come una “linea rossa”

Nubi scure sul sesto pacchetto di sanzioni europee contro la Russia, il cui pilastro fondamentale è la discussa introduzione di un embargo sull’import del petrolio. L’UE vuole alzare il tiro, ma non tutti sono disponibili a sacrificarsi dietro le pressioni della NATO a guida USA.

Se infatti la Germania dopo la riunione di Ramstein – a cui hanno partecipato più di 40 Paesi, anche extra-europei, della Nato e dell’UE, con gli Usa in testa – pare essere diventata molto più aggressiva verso Mosca, lo stesso non si può dire di Slovacchia e Ungheria.

La nazione guidata da Viktor Orban ieri ha minacciato un veto contro qualsiasi misura che limiti l’import di beni energetici da Mosca. Per Budapest infatti, l’estensione delle sanzioni europee ai settori del petrolio e del gas è “una linea rossa” invalicabile.

Meglio inoltre non si può dire della Slovacchia che ha ufficializzato oggi  che chiederà un’esenzione da qualsiasi embargo sul petrolio russo concordato dall’Unione europea. A dirlo è stato il ministero dell’Economia slovacco citato dal Guardian:Se si tratta di un embargo approvato sul petrolio russo come parte di un ulteriore pacchetto di sanzioni contro la Russia, la Slovacchia richiederà un’esenzione”. Bratislava del resto importa dalla Russia il 74% del petrolio che utilizza e non avendo sbocchi sul mare, diversificare le forniture appare una scelta totalmente impraticabile.

Mario Draghi – tra una telefonata con Putin in cui non capisce nulla ed un battibecco con Mediaset per l’intervista di Rete4 al Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov – trova anche il tempo per pensare all’incerta posizione dell’Italia. Inizialmente si era infatti parlato di una propensione del nostro Paese per l’introduzione di un “tetto ai prezzi” e non ad un vero embargo; anche se una misura simile appare difficilmente realizzabile.

Quello che però appare certo è che l’Italia, in un modo o nell’altro, sosterrà ulteriori sanzioni alla Russia anche nel comparto energetico: “Abbiamo appoggiato le sanzioni che l’Ue ha deciso di imporre nei confronti della Russia, anche quelle nel settore energetico. Continueremo a farlo con la stessa convinzione in futuro”, ha detto il Presidente del Consiglio in carica.

In che termini verranno varate le nuove sanzioni dunque non è ancora certo, domani un testo con la bozza delle nuove disposizioni dovrà essere sottoposto alla riunione degli ambasciatori Ue che dovranno approvarlo all’unanimità per renderlo operativo; ricordando sempre che il veto ungherese è già stato minacciato.

Del resto queste misure assumono sempre più il contorno di una zappa sui piedi per l’UE. Infatti, mentre l’UE cerca il modo di compattarsi per privarsi del petrolio russo – che vale circa il 13% del consumo annuo di Italia, Francia e Spagna, ben il 30% di quello Germania, il 23% dell’Olanda e del Belgio, il 43% dell’Ungheria ed il 74% prima citato della Slovacchia – l’India sta approfittando della situazione acquistando grandi quantità della materia prima a prezzi scontati. Secondo gli analisti, l’India ha già aumentato l’import di petrolio russo da meno di 100.000 barili al giorno nel 2021 a 800.000 nel mese ad aprile di quest’anno e ci si aspetta che Nuova Delhi continuerà ancora per molto su questa via, dato che pare ancora resistere alle pressioni americane di questi mesi.

Il petrolio però non è l’unico settore su cui vertono le sanzioni, tra le altre misure potrebbe esserci anche l’inclusione Sberbank e Gazprombank – che si occupa delle transazioni che riguardano gli acquisti di beni energetici – tra gli istituti sanzioni.

Intanto stamattina il Presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto per l’introdizione di nuove misure economiche di ritorsione rispetto alle “azioni ostili di alcuni stati stranieri e organizzazioni internazionali”. In particolare, il documento vieta di adempiere agli obblighi e concludere accordi con persone fisiche e giuridiche straniere nell’ambito delle misure restrittive di ritorsione, nonché di esportare materie prime e prodotti dalla Russia nell’interesse di tali persone. Lo riferisce l’agenzia russa Tass.