⦿ Ultim'ora

Usa davanti alle prove ammettono: Nord Stream “Distrutto da sabotatori filo-ucraini” ma non dicono chi sono i mandanti

Il gasdotto Nord Stream per mezzo del quale il gas naturale dalla Russia arrivava al Nord Europa è stato fatto esplodere da sabotatori filo-ucraini e non da russi vicini al presidente Vladimir Putin


A dirlo è il New York Times che cita fonti americane che hanno avuto accesso alle ultime risultanze delle indagini. Gli americani dunque dopo avere tentato maldestramente di accusare Mosca di “essersi fatta male da sola”, ora davanti all’evidenza la “assolvono” e danno in pasto ai media non meglio identificati sabotatori filo-ucraini, che “ovviamente” né Zelensky, né la CIA conoscevano.

A svelare i particolare dell’attentato sono state tre testate tedesche la Ard, la Swr e la Zeit, secondo le quali ad agire sarebbe stato un commando di 6 persone con passaporti falsi, partito da Rostock 20 giorni prima delle esplosioni. Il gruppo poi avrebbe noleggiato un’imbarcazione da una società con sede in Polonia, apparentemente di proprietà di due ucraini, con la quale sarebbero arrivati nel punto dell’esplosione. Sempre secondo queste fonti, non ci sono indicazioni che il commando possa essere legato in modo diretto a Washington ne tanto meno a Zelensky e il suo governo. Una versione difficile da credere che appare più che altro una pezza che non riesce a tappare il buco, ma che almeno fa luce su come viene condotta questa guerra.

Secondo quanto scrive il New York Times “È stato un gruppo pro-Ucraina a sabotare i due gasdotti Nord Stream lo scorso settembre, quando le due condotte sono state danneggiate con ordigni esplosivi sottomarini”, ma a differenza delle fonti tedesche, pur confermando che non ci sono indicazioni che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e la sua squadra di governo fossero coinvolti nell’operazione, dice almeno che questa ipotesi non possa essere scartata.

Il quotidiano statunitense però ammette che le ultime risultanze delle indagini sull’accaduto condotte da diversi paesi, smentiscono l’ipotesi iniziale che l’azione possa essere stata operata da Mosca. A settembre dopo le esplosioni infatti, l’Occidente aveva accusato la Russia, sebbene i due gasdotti siano stati costruiti e siano gestiti dalla multinazionale russa Gazprom, il cui scopo – sempre secondo gli Usa, sarebbe stato quello di minare la sicurezza delle infrastrutture per aumentare la pressione sui paesi occidentali, ma tacendo sul fatto che con l’interruzione della fornitura di gas il Cremlino avrebbe perso miliardi di dollari. Praticamente un suicidio economico.

La svolta forse è arrivata circa un mese fa, quando il giornalista investigativo e premio Pulitzer Seymour Hersh ha pubblicato un’inchiesta che indicava gli Stati uniti e la Norvegia quali responsabili dell’operazione. Ovviamente Washington ha immediatamente smentito la ricostruzione di Hersh, che per confermare le sue tesi ha annunciato una nuova puntata della sua inchiesta. Anche Mosca alle accuse americane di doppio sabotaggio del proprio gasdotto, aveva risposto rilanciando un discorso pronunciato dal presidente americano Joe Biden il 7 febbraio 2022: “Se la Russia invade, non ci sarà più un Nord Stream 2. Metteremo fine a questo”, aveva dichiarato il presidente americano. “Come farete esattamente, visto che il progetto è sotto il controllo della Germania?”, la domanda successiva di un cronista. “Vi garantisco che saremo in grado di farlo”, aveva risposto Biden. Inoltre il presidente Usa pronunciò quelle parole al fianco del cancelliere tedesco Olaf Scholz, che le approvò. Ed infatti due settimane più tardi lo stesso Scholz annunciò che la Germania aveva adottato le misure necessarie per interrompere il processo di certificazione del gasdotto Nord Stream 2 e mise fine al progetto.