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Varato il decreto Sostegni da 32 miliardi: c’è il condono fino 5 mila euro e blocco licenziamenti ma la coperta è corta


Arriva il decreto Sostegni che stanzia 32 miliardi a sostegno delle categorie in crisi a causa del covid, Draghi: “È una risposta consistente ma parziale, il massimo che potevamo fare”

Il Consiglio dei ministri, dopo un pomeriggio di estenuanti trattative sopratutto sul nodo del condono delle cartelle esattoriali, con oltre due ore di ritardo vara l’atteso decreto Sostegni che stanzia 32 miliardi a sostegno delle categorie colpite dalla crisi economica a seguito dell’emergenza sanitaria. La coperta è corta il premier Draghi ha già annunciato che il governo è già pronto a chiedere un nuovo scostamento di bilancio, definendo il decreto una “Risposta parziale ma consistente. Il massimo che potevamo fare”.

C’è la discontinuità rispetto al governo Conto con l’abbandono del criterio dei codici Ateco, che molto ha fatto discutere nel recente passato. Draghi annuncia che “i pagamenti inizieranno l’8 aprile in modo che 11 miliardi comincino a circolare già dal prossimo mese”.

Il tema discusso, causa dei ritardi e quello delle cartelle esattoriali, che il premier ammette essere un “condono ma molto limitato ma che aiuterà la lotta all’evasione”. Nel provvedimento rientrano circa 60 milioni di cartelle con importi inferiori ai 5 mila euro che non possono essere riscosse (o non vale la pena per i costi) che Lega, Forza Italia e 5 Stelle vogliono cestinare per sempre. Di parere contrario Pd, Iv e Leu che volevano un provvedimento molto più selettivo per evitare un condono generalizzato. Alla fine si è trovato un compromesso: lo stralcio riguarda gli anni dal 2000 al 2010, tutte le cartelle al di sotto dei 5 mila euro ma solo per chi ha un reddito fino a 30 mila euro.

Draghi ha ammesso che è un condono ma ha sottolineato: “È chiaro che lo Stato non ha più funzionato, uno Stato che ha permesso l’accumulo di milioni e milioni di cartelle che non si possono esigere: bisogna cambiare qualcosa. Si procederà a una modifica della riscossione, una piccola riforma della riscossione”.

Ma vediamo a chi andranno questi soldi. 5 Miliardi sono destinati al capitolo vaccini su cui il premier sta concentrando tutte le energie di queste prime settimane, mentre 27 miliardi su 32 vanno a finanziarie misure già in essere, ma selezionate e distribuite con criteri diversi rispetto al passato.

Alla voce ristoro cambiano criteri e platea dei beneficiari, ma i soldi restituiti restano “troppo pochi”, dicono le varie categorie, prima fra tutti Confesercenti, che ha calcolato la media dei sostegni tra il 5 e il 7 % del fatturato del 2019. Il decreto assegna 11, 1 miliardi da distribuire a 5 milioni e mezzo di beneficiari. Una platea che si arricchisce di 800 mila professionisti iscritti ai vari ordini e che esercitano in proprio. A conti fatti il ristoro sarà di circa 3700 euro. Una cifra che certo non copre i costi fissi – affitti e utenze – dei rispettivi esercizi.

La “discontinuità” questa la parola usata, è in quattro punti:

  • sparisce l’applicazione del codice Ateco;
  • rispetto a prima adesso si prende in esame il fatturato anno su anno, il 2020 sul 2019 e non più mese su mese;
  • prima spettava al titolare dell’impresa fare la domanda di ristoro, autocertificando la perdita subita e una burocrazia di accompagnato complicatissima;
  • infine i ristori fini ad ora sono arrivati dopo sei mesi, adesso invece tutto passerà dall’Agenzia delle entrate che può ottenere nel giro di 24 ore i dati di fatturato di tutte le imprese italiane.

E si arriva al capitolo lavoro. Il 30 marzo scade il blocco dei licenziamenti, che coinvolge circa un milione di lavoratori che rischiano di andare casa. Una bomba sociale che nessuno è disposto a fare esplodere quindi l’esecutivo ha decisione di proseguire con il blocco generale fino al 30 giugno. Poi i settori che meno soffrono la crisi tra cui industria e edilizia, saranno svincolati da questa protezione. Per le piccole imprese il blocco prosegue fino ad ottobre.

Arriverà fino a fine anno invece la cassa integrazione Covid, “accompagnata – ha promesso il ministro Orlando – dalla riforma organica di tutti gli ammortizzatori”.