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Vola l’inflazione a causa di guerra e sanzioni alla Russia: in Italia è arrivata al 6,9%. Prezzi alimentari alle stelle

L’inflazione a maggio in Italia sale al 6,9%, un livello che non si registrava dal marzo 1986: la colpa è della guerra in Ucraina e della sanzioni alla Russia. Le ripercussioni maggiori su alimentari e energia

Qualcuno ad aprile era ottimista e sperava in un rallentamento, poi gli aventi hanno stravolto le previsioni. Il caro-energia, conseguenza dell’embargo e le preoccupazione per le regolari forniture di gas e petrolio, i cui prezzi sono quintuplicati da febbraio sono senza dubbio alla base dell’inflazione. Va da se che l’aumento dei prezzi di energia elettrica e carburanti, si riflettano sulle aziende che trasferiscono i maggiori costi sulle merci prodotte, generando gli aumenti spropositati di quest’ultimo mese.

Attenzione che ancora non si è “toccato il fondo”, con i porti ex ucraini sul Mar Nero chiusi, oggi in mano ai russi, che bloccano la distribuzione dei cereali, in primis il grano, la situazione può solo peggiorare, a meno che non si trovi un accordo tra le parti.

Ed infatti le ripercussioni maggiori sono sul “carrello della spesa”: a maggio si registrano aumenti nell’ordine del +6,7%, cosa che non accadeva dal marzo 1986 quando si arrivò al +7,2%. Parliamo di dati ufficiali Istat, che certificano che nel mese corrente i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona sono schizzati in atto da +5,7% a +6,7% e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto da +5,8% a +6,7%.

Per gli amanti dei dati, l'”inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +2,4% a +3,3% e quella al netto dei soli beni energetici da +2,9% a +3,7%. Su base annua, accelerano sia i prezzi dei beni (da +8,7% a +9,7%) sia quelli dei servizi (da +2,1% a +3,1%); rimane stabile, quindi, il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (-6,6 punti percentuali come ad aprile).

L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto sopratutto ai prezzi dei Beni energetici non regolamentati (+3,2%), degli Alimentari lavorati (+1,5%), degli Alimentari non lavorati (+1,1%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,2%).

La guerra che crea l’inflazione rischia dunque di costare molto cara all’Italia, l’aumento dei prezzi, infatti non era così alto dal 1986. Preoccupato il governatore della Banca d’Italia Visco: “se il conflitto in Ucraina dovesse sfociare in un’interruzione nelle forniture di gas dalla Russia, le conseguenze sul Pil sarebbero molto pesanti”.