⦿ Ultim'ora

Voto Rousseau Governo Draghi. Grillo “inventa” un ministero che c’era: si vota oggi, ma i dissidenti restano


Alla fine si voterà su Rousseau nella giornata di oggi giovedì 11 febbraio, dalle ore 10 alle ore 18: gli iscritti finalmente potranno decidere sulla fiducia al governo a guida Mario Draghi

Beppe Grillo per convincere i militanti pentastellati si inventa una telefonata con Mario Draghi, che pare non ci sia mai stata e nel pomeriggio di ieri annuncia che nel nuovo governo: “Sarà creato il Ministero della Transizione ecologica” che sarà gestito dal movimento. Tanto dovrebbe bastare per convincere i più riottosi ad accettare un governo che Alessandro Di Battista ha definito “dell’Elite”.

Ma tutto ciò potrebbe non bastare, Toninelli ad esempio in tarda serata, ha postato un video in cui non si dice convinto di appoggiare il governo e ne spiega i motivi. Di Maio per giustificare il suo sì fa le giravolte e sempre in un video ci mette ben 12 minuti per dire “Sì”. Quindi per tentare di stoppare gli irriducibili, Grillo ha “partorito” un quesito degno delle migliore “Supercazzola” del compianto Tognazzi: “Sei d’accordo che il Movimento sostenga un governo tecnico-politico: che preveda un super-Ministero della Transizione ecologica e che difenda i principali risultati raggiunti dal Movimento, con le altre forze politiche indicate dal presidente incaricato Mario Draghi?”.

E come si fa a dire no? Il sì a questo punto potrebbe vincere, ma il problema dei dissidenti resta e il fantasma che si materializzi comunque la vittoria del No non è da non escludere, con tutte le incognite su cosa potrebbe succedere se si verificasse.

Il futuro dell’esecutivo a guida Draghi resta appeso all’esito della votazione dei grillini, che nell’arco di una settimana hanno fatto il noto “salto mortale carpiato con avvitamento a destra”, termine che calza alla perfezione, visto che del governo fanno parte Forza Italia e Lega. I pentastellati sono passati dal “non se ne parla” al “sediamoci e vediamo”, per poi finire al “Draghi è un grillino”. Nemmeno il migliore Cristian De Sica avrebbe potuto fare meglio.

Ma quale differenza ci sarebbe tra una vittoria del No ed una del SI? Paradossalmente sarebbe la stessa cosa, l’ala governista, di Grillo, Di Maio, Crimi e similari, entrerà nel governo a prescindere del risultato e i dissidenti voteranno contro questo governo a prescindere dal risultato. Ed allora a cosa serve il voto? Probabilmente per tentare di limitare i danni di una scissione che comunque appare ormai inevitabile: “Dire Sì a Draghi – ha dichiarato Di Battista – significa dismettere le nostre battaglie storiche. E’ l’uomo che nel 2015 faceva il waterboarding – una tortura, ndr – alla Grecia: nel momento in cui avevano bisogno di liquidità, gli ha chiuso i bancomat… E’ un curatore fallimentare. Il suo è un gattopardismo tecnocratico che sta cambiando anche la natura dei partiti in Italia”.

I governisti profetizzano che gli scissionisti avranno piccoli numeri e Di Battista si porterà via solo una dozzina di Parlmentari circa tra Camera e Senato: Barbara Lezzi, Elio Lannutti, Bianca Laura Granato, Andrea Colletti, Mattia Crucioli e Pino Cabras. Ma sarà così?