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Zelenkhy vuole la Crimea ma Putin l’ha trasformata in un forte inespugnabile: la pace è sempre più lontana

Zelensky ieri ha dichiarato “Nessuna soluzione senza la liberazione della Crimea”, poche ore dopo è arrivata la risposta di Putin: “Fuori discussione, è territorio russo”


“Capisco che tutti sono confusi dalla situazione e da cosa succederà alla Crimea. Se qualcuno è pronto ad offrirci una via per liberare la Crimea in modo non militare, non potrò che essere favorevole”. Lo ha detto ieri sera il presidente ucraino Zelensky al quotidiano britannico Financial Times, aggiungendo che finché la Russia non si ritirerà da tutti i territori occupati non potrà esserci una pace durevole con Mosca. Parole che hanno irritato Vladmir Putin che oggi tramite il portavoce presidenziale Dmitry Peskov, ha detto che “il desiderio di Kiev di riconquistare la Crimea con mezzi non militari è come una discussione sull’alienazione dei territori russi, che è fuori discussione”.

Retorica di guerra con propaganda a favore dei rispettivi popoli, ma sul campo riusciranno gli ucraini a riprendersi la Crimea? Al momento appare difficile se non impossibile, i russi dopo la ritirata strategica da Kherson, voluta dal generale Surovikin hanno iniziato a blindare la penisola, con il benestare del governatore della regione, Sergeij Aksionov, che sul suo canale telegram, scrive: “Le nostre fortificazioni partono dai territori residui nell’oblast di Kherson e si snodano fino al settentrione crimeano. Avanzano sotto la mia supervisione, per proteggere l’intera regione”. Parole confermate dalle immagini satellitari che mostrano lavori iniziati già a metà settembre, con paramilitari e genieri all’opera lungo l’intero fianco nord-orientale della Penisola.

D’altronde Mosca non poteva fare diversamente, la Crimea è vitale per il proseguo della guerra russa nelle regioni di Kherson e di Zaporizhzhia. Dall’istmo passano tutti i flussi logistici per la 49esima armata: munizioni, truppe, carburanti e mezzi militari, spediti al fronte notte e giorno tramite i treni-merci.

In tutti i territori sotto il controllo russo ogni giorno vengono costruite nuove trincee, fossati anticarro, camminamenti per sentinelle e persino putrelle e traversine ferroviarie che riportano alla mente scene viste nella Seconda guerra mondiale. Il fronte che separa i due eserciti, per chilometri, è stato segnato con reticolati di filo spinato uncinano e disseminato di mine russe Pom-3, Mob, Mon e Ozm-72.

Mosca dopo l’attacco ucraino alla flotta del mar Nero di Sebastopoli e poi quello a Novorossibirsk, centrata da barchini imbottiti di esplosivi. ha preparato un fortino capace di respingere qualsiasi futuro attacco di Kiev. Nei porti sono state realizzate barriere in cemento armato e gli elicotteri navali controllano ininterrottamente i cieli con i radar sempre accesi e le razziere pronte al fuoco. Dopo i raid subiti ad agosto e settembre, i russi hanno messo in atto tutte le contromisure necessarie e da allora nessun velivolo ucraino è riuscito più a bucare lo scudo protettivo.

Gli ucraini come affermato da Zelensky ieri, ci riproveranno ma oggi la Crimea è piena di cannoni terra-aria a lungo, medio e corto raggio, in dialogo costante fra loro, oltre a centinaia di missili che blindano le quote bassissime, le preferite dagli elicotteri ucraini e anche i droni turchi che in passato hanno assolto al loro lavoro, oggi sembrano inefficaci. Un miracolo militare concentrato in un’area poco più vasta della Lombardia, dove i russi oggi dispongono di potenti difese aeree, più di quante l’Aeronautica e l’Esercito italiano messi insieme ne schierino oggi a difesa del nostro territorio.

La fortificazione della Crimea è iniziata nel 2015 subito dopo l’annessione e mai fermatasi fino ad arrivare ad oggi che è diventata una muraglia semi-invalicabile, che impaurisce tutti i cacciabombardieri: di fatto non c’è altra regione al mondo tanto protetta dalle minacce volanti quanto la Crimea.

Riuscire ad entrare in Crimea oggi è un’impresa impossibile per chiunque. Secondo gli analisti militari occidentali, i russi sembrano più abili a difendersi che ad attaccare, hanno creato il loro il concetto di scudo anti-accesso, chiamato in gergo A2-AD, che sta facendo scuola un po’ ovunque, soprattutto in Cina. Ne sono convinti anche i massimi vertici del Pentagono che consapevoli di come stanno le cose stanno tentando – per ora senza riuscirci – di persuaderne Zelenski di desistere anche in considerazione che l’inverno appena arrivato intralcerà i tentativi del suo esercito di avanzare. A ciò si aggiungono gli ormai noti problemi di scarsità di munizioni e rimane l’incognita della logistica. Forse per il presidente ucraino sarebbe più ragionevole negoziare, ma oggi la pace appare molto lontana.