Dopo ritiro legge agenti stranieri non si placano proteste in Georgia: “Governo si deve dimettere”

Colpo di stato in arrivo? Sembrava Euromaidan ed infatti lo era: non è bastato il ritiro della legge sugli agenti stranieri, non è bastato neppure il rilascio dei manifestanti arrestati, il governo che ha fatto arrabbiare UE e USA deve dimettersi o le proteste – e gli scontri di piazza – continueranno

Continuano le proteste e gli scontri di piazza in Georgia. Nel piccolo stato ex sovietico la crisi politica continua malgrado ieri mattina “Sogno Georgiano”  – ossia il partito al governo – abbia deciso di ritirare la legge sugli agenti stranieri. A placare le proteste non è bastato nemmeno il rilascio di oltre 130 manifestanti arrestati durante gli scontri di piazza di martedì e mercoledì scorso a Tbilisi dove decine di poliziotti sono rimasti feriti ed è stato letteralmente preso d’assalto il palazzo del parlamento. A questo punto, secondo osservatori locali, non è da escludero che le proteste possano sfociare in un golpe.

Del resto le richieste della piazza che sventola bandiere europee, statunitensi e ucraine adesso è semplice: dimissioni del governo che ha fatto arrabbiare UE e USA (e anche l’Ucraina).

Solo ieri la presidente donna della Georgia Salome Zurabishvili ha salutato la decisione del governo di revocare il disegno di legge sugli agenti stranieri come una vittoria del popolo: “Prima di tutto, voglio congratularmi con l’intera società per questa vittoria. Accolgo con favore la decisione giusta presa dal governo di revocare il disegno di legge. Tale decisione è stata dettata in considerazione del potere reale del popolo ”, ha detto la presidente in un discorso video.

Una vittoria assoluta dei manifestanti euro-atlantisti dunque, che però non vogliono fermarsi e chiedono le dimissioni del governo che ha accolto le loro proteste. Secondo analisti filo-russi la strada è già segnata: l’obiettivo è organizzare un colpo di stato per cacciare il governo attuale ed insediarne uno filo-occidentale che applichi sanzioni contro Mosca e accetti di mandare armi all’Ucraina, aprendo così un secondo fronte per la Russia nel Caucaso.

Tbilisi infatti pur restando ostile a Mosca non ha voluto al momento né applicare sanzioni né mandare armi in Ucraina, con l’evidente obiettivo di restare fuori dal conflitto dopo il precedente della seconda guerra in Ossezia del Sud.

Sul caso è intervenuto direttamente il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, che stamani ha dichiarato: “La situazione che ha scatenato questi disordini pubblici non ha nulla a che fare con la Russia. Contemporaneamente, vediamo la mano di qualcuno che non può essere definita ‘invisibile’ perché è abbastanza visibile. Vediamo da dove il presidente georgiano si rivolge al suo popolo. Non è la Georgia da dove si rivolge a georgiani e georgiane, si rivolge a loro dall’America. E la mano visibile di qualcuno sta assiduamente cercando di aggiungere elementi anti-russi”.

Secondo il portavoce del Cremlino esiste il rischio di provocazioni contro l’Abkhazia e l’Ossezia meridionale sulla scia dei disordini in Georgia ed in questa situazione, Mosca osserva gli sviluppi in corso in Georgia “molto da vicino e con grande preoccupazione”.