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Biden inaugura la politica estera attaccando per “mancanza di libertà” Cina e Russia che rispondono “picche”


Il neo presidente degli Stati Uniti Joe Biden non ha perso tempo e non appena insediato ha attaccato la Cina per le tensioni tra Pechino e Taiwan e la Russia per gli arresti di alcuni protestanti pro Navalny

Un esordio ufficiale di Joe Biden che è un’anticipazione di quella sarà per i prossimi quattro anni la nuova politica estera americana. Cina e Russia attaccati da Antony Blinken nei due primi comunicati del Dipartimento di Stato da lui retto. Segnali chiari e minacciosi verso le due superpotenze rivali, che dal canto loro non sopportano “ingerenze” sulla loro politica interna.

Il comportamento della Cina verso Taiwan e altri paesi vicini non piacciono a Biden e nel comunicato rivolto a Pechino di legge: “Gli Stati Uniti osservano con preoccupazione i tentativi in corso da parte della Repubblica Popolare cinese di intimidire i suoi vicini, inclusa Taiwan. Sollecitiamo Pechino a cessare le sue pressioni militari, diplomatiche ed economiche contro Taiwan e ad impegnarsi invece in un dialogo con i rappresentanti democraticamente eletti di Taiwan. Noi saremo schierati con amici e alleati per promuovere la nostra comune prosperità e sicurezza nell’area dell’Indo-Pacifico – e questo include un rafforzamento dei nostri legami con la democratica Taiwan”.

Non meno esplicita la nota “dedicata” alla Russia di Vladimir Putin, in cui l’Amministrazione Biden “condanna con forza l’uso di metodi duri contro manifestanti e giornalisti di questo weekend in diverse città della Russia”. Seconso Blinken i russi avrebbero commesso una serie di atti repressivi contro proteste pacifiche e contro la libertà di espressione, abusi contro i diritti civili e arresti arbitrari fra cui quello di Navalnyj.

A prescindere da quale parte stia la ragione, un attacco così pesante a due superpotenze armate fino ai di denti, non prometto nulla di buono “per tutto il mondo” per i prossimi quattro anni.