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EDITORIALE. Fabrizio Di Paola non scioglie la riserva: La furba strategia politica del Sindaco


Non è il momento per sciogliere il nodo sulla ricandidatura del sindaco Di Paola. A margine della conferenza stampa di fine anno di giovedì del sindaco di Sciacca, si è parlato, come era atteso dalla stampa, anche della questione dell’eventuale ricandidatura di Fabrizio Di Paola alla guida della città (ex) termale.

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Sicuramente un’abile e “professionale” mossa di strategia politica quella attuata da Di Paola, che se nell’ultimo periodo sembrava aver perso lo smalto di un tempo, l’autorevolezza che soprattutto dai banchi dell’opposizione gli contestavano di aver perso, oggi sembra davvero “padrone del proprio destino: il capitano della sua anima“, volendo parafrasare l’Invictus di Henley.

Mio nonno – il compianto “Presidente” Gulino, per tanti -, amava fare una netta distinzione in ambito calcistico: c’è infatti chi chiama il pallone “palla” e chi la chiama “badda“. La differenza sta nel fatto che i primi conoscono le regole del giuoco, i secondi, no.

Malelingue a parte, Fabrizio Di Paola sta dimostrando di saper tenere banco, di chiamarla “palla”, perchè se vero è che il sindaco dopo la vittoria schiacciante del “No” al referendum costituzionale del 4 dicembre deve essere assai sicuro ed avere tutte le garanzie necessarie da una parte politica che a questo punto attende soltato il Ragnarǫk norreno alle prossime elezioni nazionali, è anche vero che in qualsiasi caso e con qualsivoglia tipo di garanzie, sciogliere adesso il nodo della ricandidatura porrebbe Di Paola nel caso si candidasse, ma anche tutte quelli che in caso di parere negativo dovessero rientrare nel “macabro” toto-nome dei candidati – utile solo a far perdere voti al più plausibile -, all’interno di una logica di tiro al bersaglio, un gioco al massacro insomma.

E questo Di Paola, che non è esatammente uno sprovveduto, lo sa. Quello che è certo, dai toni usati in coferenza, è che comunque Di Paola prevede un ruolo alla regia delle prossime elezioni, considerato che non vuole ripetere l’esperienza di avere in lista una maggioranza che dopo l’elezione resti salda e “responsabile”.

Un altro, certo di queste convizioni, è il Presidente del Consiglio Calogero Bono, che cosciente del proprio valore e dell’occhio di favore con il quale viene visto dall’elettorato, con i suoi modi estremamente garbati e moderati, pare ricordare l’andreottiano concetto del “so di essere di media statura, ma non vedo giganti attorno a me“.

Condizione che lo pone tra i nomi favoriti ad esser cadidati alla guida di Sciacca in caso di non ricandidatura di Di Paola, ma che non appare scontata proprio in virtù della sicurezza “zen” di Bono, che difficilmente accetterà di candidarsi in un contesto troppo sfavorevole e con la mera speranza di limitarsi a far fare belle figura ad una coalizione in pezzi; coalizione che difficilmente potrebbe prevedere un anomalo – ma non troppo – appoggio del PD, almeno come simbolo, cosa che lo stesso Bono ha ritenuto quasi “offensivo”, considerata la sua netta storia politica moderata che non lo pone di certo a sinistra.

Uno che invece sembra non aver capito troppo bene il giuoco, è il vicesindaco Silvio Caracappa che alla guida di quel che resta di Forza Italia a Sciacca, non è difficile pensare che voglia per sé un ruolo centrale, magari candidato sindaco, con tanto di lista e simbolo di FI. Volontà che di certo non nasconde, ricordando anche i toni trapelati sulla stampa a seguito dell’assemblea regionale dei dirigenti, quadri ed eletti di Forza Italia, svoltasi a Enna con la presenza del coordinatore Gianfranco Miccichè.

Nel caso di Caracappa la condicio sine qua non sarebbe quella di non vedere Di Paola ricandidato, cosa che riporterebbe FI a sostegno del sindaco uscente. Tuttavia Caracappa sembra mordere il freno, e ricorda vagamente il gustoso siparietto del giornalista francese Jean-Pierre Elkabbach, che intervistando il secrétaire d’État à la Réforme territoriale André Vallini, chiese: “Quelle couleur vous préférez pour le mur?” e Vallini rispose: “Comment? Quel mur?” ed il giornalista sorridente: “Le mur sur lequel votre réforme va se fracasser“. Per i non francofoni: “Di che colore lo vuole il muro?”,  l’intervistato: “Quale muro?”, il giornalista: “Quello su cui si schianterà”.

In definitiva quindi, non diversamente dai 5 Stelle – grandi favoriti alla competizione elettorale cittadina del prossimo maggio – che hanno annunciato soltanto la loro sicura presenza alle amministrative, senza fare alcun nome, anche Fabrizio Di Paola fa melina, attende, e non vuole un bel bersaglio sulle spalle con tanto di fuoco di saturazione da parte di opposizione in consiglio e 5Stelle. Opposizione in consiglio la cui strada non è assolutamente chiara. Per il PD e l’area democristiana della sinistra infatti, dopo la caporetto del referendum, ci sono ben poche speranze, chiunque vogliano candidare e con chiunque vogliano andare.

Diverso è poi il discorso dell’area di sinistra, che vede da un lato Mandracchia di Sel-Si già pronto alla candidatura per sindaco, ovviamente con lista civica e senza simboli; dall’altro lato c’è l’area a sinistra del PD che probabilmente attende di fare i conti con i vari Catanzaro, Settecasi ecc., ma anche con nomi comunque di peso – come quello di Carmelo Burgio – che dopo lo schieramento alla tornata referendaria, potrebbero vantare una certa presa sulla gente e raccogliere consensi.

Insomma ci attendono mesi caldi e divertenti, che probabilmente non saranno scevri da colpi di scena anche interessanti.

Di seguito l’estratto video della conferenza stampa in cui il Sindaco spiega i motivi della sua scelta di prendersi un nuovo momento di riflessione: