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Governo Draghi, l’unico NO secco della Meloni che non capisce Salvini: “il M5S no e il PD va bene?”


“Non capisco Salvini quando dice Draghi scelga tra Lega e M5S. Perché il Pd e Laura Boldrini vanno bene? Qualcosa mi sfugge, glielo chiederò quando lo sento”

Queste le parole di Giorgia Meloni, l’unica al momento che manda un “no secco e senza appelli” al governo di Mario Draghi. Per la leader di Fratelli d’Italia l’unica soluzione possibile alla crisi di governo sono le elezioni anticipate e critica anche l’atteggiamento della Lega che di fatto è sul “NI”. Da un lato Matteo Salvini che si intuisce dalle risposte ai cronisti avrebbe voluto comportarsi come la Meloni e dall’altro Giancarlo Giorgetti che non ha mai nascosto la sua “ammirazione” per Draghi.

I paletti messi da Salvini, “Draghi scelga tra Lega e Grillo”, sono argini che dovrebbero portare il Carroccio all’opposizione, ma comunque vada a finire, Salvini consegnerà qualche punto percentuale a Fratelli d’Italia, il popolo di destra non perdona certe uscite.

La Meloni, che di politica ne ha masticata molta, sta dosando i suoi interventi con oculatezza, come ad esempio nell’ipotesi di un’astensione, che ha spiegato chiaramente è subordinata ad una data certa sulle elezioni. Sull’appoggio al governo lapidaria: “Sarò chiara. Non c’è alcuna possibilità di una partecipazione o anche di un sostegno da parte di Fratelli d’Italia al governo Draghi. Gli italiani hanno il diritto di votare. Continuiamo a lavorare per tenere il centrodestra unito e portare gli italiani alle elezioni. Fatevene una ragione”.

Una posizione che ha ribadito anche a Bruno Vespa nello studio di Porta a Porta: “sicuramente la fiducia non la voto, perché sono contraria alla nascita di questo esecutivo, al massimo se poi si portassero dei provvedimenti che io condivido per il bene dell’Italia, allora li voto”.

Il nuovo governo a guida Draghi inizia comunque a prendere forma, assodati fin dal primo momento i voti di PD, Leu, “cespugli” centristi, quelli di Berlusconi e quel che resterà dal M5S dopo l’uscita di Beppe Grillo, che di fatto ha rinnegato se stesso, invitando i suoi ad appoggiare l’ex presidente della BCE, anche al netto della possibile e quasi inevitabile spaccatura dei pentastellati, con la frangia di Di Battista che potrebbe uscire e spaccare il movimento.

Grazie a questo minestrone di partiti e parlamentari che fino a qualche giorno fa erano nemici giurati, Draghi potrebbe superare i 161 voti al Senato, sufficienti per farlo partire, poi se si aggiungessero quelli della Lega avrebbe fatto “bingo”. Ancora un paio di giorni e vedremo.