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L’Arte della Beffa di Lo Castro in Scena al Pirandello di Agrigento


Riparte la Rassegna Teatro nel Teatro, giunta alla seconda edizione organizzata dal Box Office di Agrigento con l’intendo di promuovere il Teatro nelle scuole e non solo.

“L’Arte della Beffa” è infatti, il titolo della commedia comica di Aldo Lo Castro che andrà in scena al Teatro Pirandello il prossimo 20 aprile alle ore 21,00 (prevista anche il matinè per le scuole), per la regia di Cinzia Maccagnano.

L’Arte della beffa è una commedia comica in due tempi di Aldo Lo Castro e la Regia di Cinzia Maccagnano. In scena: Giovanni Speciale, Salvina Fama, Giuseppe Speciale, Adriano Dell’Utri e Ilaria Giammusso. Le scene sono di Francesco Lugaro, i Costumi di Silvio Alaimo, disegno Luci Angelo Rizza, editing Teresa Calabrese, assistenti alla regia Raimondo Coniglio e Giulia Frangiamone.

La commedia è tratta dalla terza novella della nona giornata del “Decamerone” di Boccaccio, una delle opere più note ed irriverenti della letteratura italiana, che ispirato Aldo Lo Castro a scrivere “L’arte della beffa”. La vis comica che prorompe da talune novelle, lo spessore e il “taglio teatrale” con cui sono stati disegnati numerosi personaggi seducono e non poco.
E’ un mondo di avventurieri, d’imbroglioni, di beffeggianti e beffeggiatori, di donne disinibite e disponibili quello descritto dal Boccaccio.

La terza novella della nona giornata è stata, dunque, rivisitata, ricostruita e trasferita in una terra che ben si presta a far da sfondo alla trama: la Sicilia. Sulla scena, pertanto, la lingua, gli umori e le caratteristiche della gente dell’isola s’incastoneranno nell’umanità boccaccesca in cui intelligenza e arguzia si propongono in maniera irriverente e mai scontata. Sicuramente lo studioso e il purista di turno ci perdoneranno se la lingua usata è quella siciliana, così accattivante e colorita, e se il testo originale ha perso le antiche sembianze per far posto ad una pièce che si snoda rapidamente sui ritmi della commedia dell’arte. Non ce ne vorrà, ne siamo certi, neppure messer Boccaccio il cui spirito scanzonato e licenzioso aleggia allegramente su questa singolare beffa”.